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Immagine del redattoreTommaso Rossi

Uno scontro che non fa bene ai giovani

Il tema caro affitti, per chi vive (o sopravvive) a Milano, non è una novità. Una città che ha completamente perduto la sua anima meneghina - vera quanto dura, propulsiva quanto riflessiva - in favore delle varie “week” di stampo newyorkese, che ha quindi anche preso ad esempio il paradigma nel XXI secolo per eccellenza: il mercato.

Il discorso va articolato almeno su tre livelli. Un primo è sicuramente, può piacere o meno, la libertà (grazie a Dio) del locatore di porre al prezzo a lui più gradito l’immobile sul mercato, e fin qui siamo tutti d’accordo, si spera.

Un secondo livello è sicuramente il diritto sacrosanto di uno studente di poter trovare casa – non definiamolo loculo o sgabuzzino per pietà - ad un prezzo che consenta una vita dignitosa, non come ha vergognosamente detto ieri il sindaco di Venezia Brugnaro, “per andare a prendere lo spritz”.

Un terzo elemento, secondo noi inscindibile dagli altri, è la qualità della protesta e le modalità di ribellione ad un sistema che, evidentemente, pone seri problemi di alloggi universitari. L’accampamento in tenda della ragazza fuori dal politecnico è l’ennesima protesta politica (non si commenta per decenza la sceneggiata della Merlino su La7) da lotta di classe che ha francamente fatto il suo tempo. PD, GD, UDU, Link, tutti a seguito, non si sa se per protestare contro il caro affitti o contro la Meloni, a seguito di una battaglia sacrosanta trasformata, ancora una volta in uno perenne scontro frontale destra-sinistra che ha fatto il suo tempo. Una nuova polarizzazione messa in campo per distogliere il problema dalle colpe (di tutti, dal 94 ad oggi) che colpiscono una generazione già devastata dalla pandemia.

La città di Milano va completamente ridisegnata, sia dal punto di vista urbanistico che umano e sociale. Che si parta dalle tende, dalla casa in Moscova o da una seria riflessione non ci interessa, anche se l’ultima ci pare la più ragionevole. Magari smettendola di montare polemiche ad arte sullo sblocco dei 660 mln o sulle (vere) assenze di fondi nel PNRR per gli alloggi.

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