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Immagine del redattoreMichele Carrani

Una necessaria riconciliazione.

Oggi, a Palazzo Madama, Ignazio La Russa è stato eletto Presidente del Senato. Non pochi sono stati i franchi tiratori da ambe le parti. Forza Italia non ha votato (esclusi Berlusconi e Casellati) ma il Centrodestra ha comunque ottenuto ben 19 voti in più rispetto quelli auspicati. Questo dimostra una fuoriuscita di voti dal Centrosinistra, dove Letta punta il dito contro il Terzo Polo, ma difficilmente è “colpa” dei loro senatori vista la ridotta composizione numerica.

I passaggi del discorso di La Russa, seppur improvvisato, sono stati altamente distensivi e di unione nazionale. Ricordando la sua vita, la militanza e l’attivismo, il Presidente ringrazia numerosi parlamentari (tra i quali anche Tatarella e Pertini) e ricorda numerose figure: dai giovani morti per ideali, quali Ramelli da una parte e Fausto e Iaio dall’altra, agli uomini dello Stato come Calabresi, Falcone e Borsellino.

Altresì Importante la risposta data ai quesiti posti dalla “Presidente morale” Liliana Segre, che ha chiesto chiarezza sulle celebrazioni del: 25 aprile, 1 maggio, 2 giugno. A questi, La Russa risponde: “queste date hanno bisogno di essere celebrate da tutti, perché solo un’Italia più coesa, pacificata e unita è certamente la migliore e la più importante precondizione per poter affrontare efficacemente ogni emergenza e ogni criticità”. Citando e facendo sue le parole dell’ex Presidente della Camera Luciano Violante, enuncia che il superamento di queste differenze aiuterebbe a cogliere la complessità del paese, a costruire la liberazione come valore di tutti e unirsi per il futuro del paese.

Le interpretazioni sono due, una che sposiamo e un’altra che non condividiamo. Quest’ultima è storica, la beffa che da una figura come quella della Segre vi sia un passaggio di consegne a un ex missino con simpatie non velate sul ventennio. La prima, che condividiamo, è che questo significhi un passaggio, tanto atteso quanto auspicato, verso una vera unione tra le anime democratiche del paese, siano esse di Destra o di Sinistra.

Non più lotte ideologiche ma unione d’intenti verso ciò che più conta: la libertà, il futuro e l’interesse della Nazione.

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