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Immagine del redattoreJakob Joseph Burkhart

Un vertice dai toni diversi.

Molti i temi trattati, e tante le discussioni nell’appena conclusosi Consiglio dell’Unione Europea: Sicurezza e difesa, in relazione ad Ucraina Medio Oriente; allargamento e riforme; relazioni esterne; migrazione; agricoltura.

 

Sul piano della sicurezza, l’UE ribadisce la sua posizione sulla guerra in corso in Ucraina: nelle conclusioni del vertice si legge che “il Consiglio europeo è sempre più fermo nel sostegno all’indipendenza e alla sovranità dell’Ucraina e l’integrità territoriale all’interno dei suoi confini riconosciuti a livello internazionale. La Russia non può prevalere.”

Una retorica giudicata aggressiva, minacciosa e allarmistica. A chi è preoccupato di una nuova deflagrazione del conflitto, andrebbe ricordato che è già in corso da due anni, alle porte dell’EUropa. E pure, la minaccia russa non trova riscontro nelle opinioni pubbliche europee, segnatamente nei paesi lontani dal fronte. Da 70 anni, l’Europa si propone come civil power, mentre la politica di difesa è stata delegata all’ombrello NATO (quindi Washington). Questi due elementi, insieme ad altri, spiegano questo cambio di lessico politico, improntato maggiormente sulla sicurezza – tassello fondamentale per una effettiva sovranità e deterrenza.


 

Sarebbero da aggiungere delle considerazioni sulla possibile ri-elezione di Donald Trump alla Casa Bianca. Trump non ha mai nascosto il suo approccio neoisolazionista e muscolare, oltre ad una certa noncuranza verso i partner europei. Indipendentemente dai risultati delle presidenziali, gli Stati Uniti dovranno ricalibrare il loro ruolo in Europa, in funzione di un maggior impegno in Asia-Pacifico, dove si giocherà – o forse da qualche anno si sta già giocando – la vera partita.

 

Tornando al vertice europeo del 21 e 22 marzo, si è discusso molto su come finanziare gli aiuti militari all’Ucraina. Cominciamo osservando che gli asset congelati della Banca centrale russa ammontano a 280 miliardi EUR. Di questi, 210 sono in UE e producono interessi che ammontano a circa 3 miliardi di EUR[1]. Facciamo qualche passo indietro: a seguito dell’invasione dell’Ucraina, Bruxelles ha risposto con delle pesanti sanzioni per indebolire l’economia russa. Tra queste c’era il congelamento di beni materiali e finanziari di proprietà di persone russe inserite in una lista nera perché considerate vicine al regime di Putin. Congelare dei beni non vuol dire sottrarli al proprietario, ma gliene è precluso l’accesso.

La direzione è quella di sfruttare gli interessi maturati, dunque non andando a toccare il capitale. Ma, come spiegato dal professor Vittorio Emanuele Parsi in un’intervista recente, “bisogna trovare la strumentazione legale per evitare contenziosi legali infiniti”.

 

La questione dei bond per un dispositivo di difesa comune, prendendo spunto dalle esperienze durante la pandemia, è un tema piuttosto scottante a Bruxelles. La sicurezza è un problema che accomuna la quasi totalità degli Stati membri. Il nodo principale è che alcuni Stati già spendono il 2% del PIL nella difesa, tra cui la Germania (per la prima volta dalla Guerra Fredda)[2], mentre Francia, Italia e Spagna sono molto lontani da questo target – e sono i più favorevoli ad una comunitarizzazione della difesa. Quindi, resta la necessità di trovare degli obiettivi comuni concreti, evitando una condizione di free riding.

 

Per quanto riguarda il riarmo, si evince dalle conclusioni che il Consiglio europeo invita la Banca Europea per gli Investimenti (BEI) a adattare la propria politica di prestito all’industria della difesa. Precedentemente, la BEI si focalizzava prevalentemente in investimenti nella politica energetica nel contrasto ai cambiamenti climatici – vedi Energy Lending Policy (ELP). Oltre a ciò, si evidenzia come si vuole rendere l’industria della difesa europea più resiliente ed incentivare la ricerca e lo sviluppo per garantire maggiore sicurezza.

 

Tirando le somme, sembra che l’Unione Europea si stia avvicinando ad una svolta: dal famoso discorso di Macron a fine febbraio (trovate un estratto sui nostri canali social), al piano per la difesa presentato da Von der Leyen, la crisi ucraina sembra aver accelerato il percorso verso una “europeizzazione” della sicurezza regionale. Nonostante ci si trovi in pieno clima elettorale, con le europee a giugno (e statunitensi a novembre), un cambio di passo sembra avviato.


Bibliografia [1] J. Schickler e M. M. D'Alessandro, Ucraina: la Commissione Ue è pronta a dare a Kiev miliardi di beni russi congelati, in Euronews, 20/03/2024

[2] A. Ratz, Germany hits 2% NATO spending target for first time since end of Cold War, Reuters, 14/02/2024

 

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