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Immagine del redattoreJakob Joseph Burkhart

Tensioni nell’Asia-Pacifico. La difesa di Taiwan: l’asse tra USA, Giappone e Filippine.

Cos’hanno in comune la penisola coreana, la Repubblica Popolare Cinese, Taiwan, gli Stati Uniti e il Giappone? Il fatto che sono attori attivi in una regione del mondo che da tempo vede aumentare la tensione.

Partiamo dal Giappone, negli ultimi 100 anni ha visto mutare la propria posizione: da attore revisionista del sistema dell’Oceano Pacifico, con aspirazioni imperiali, ad avamposto regionale del mondo occidentale, non senza restrizioni – vedi articolo IX della Costituzione giapponese, una clausola che proibisce la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.

Non fa più notizia il fatto che il governo di Tokyo sta puntando al riarmo investendo somme ingenti, infatti solo nel 2024 il governo di Fumio Kishida ha dichiarato di voler allocare nel settore militare 50 miliardi di euro – una cifra senza precedenti dal 1945 in poi. Nelle premesse della ‘Strategia per la sicurezza nazionale’ di due anni fa, i giapponesi non nascondono affatto le loro preoccupazioni e motivazioni a seguito di questa decisione: “la situazione della sicurezza inerente al Giappone, considerando ad esempio lo sviluppo nucleare e missilistico della Corea del Nord, si sta aggravando sempre di più.” Oltre a ciò, menzionano il terrorismo internazionale e gli attacchi informatici. Non da dimenticando la minaccia rappresentata da Pechino e un rapporto con Mosca che non sta andando bene.

Dunque, il Giappone aspira ad avere un ruolo più incisivo, accompagnato da una deterrenza forte e credibile agli occhi degli avversari. Ma c’è un problema: il fattore umano. O meglio, come incoraggiare l’arruolamento in una nazione che dal 1945 in avanti ha voluto dimenticare il tema della guerra e con una popolazione che sta invecchiando.


Giappone e Corea del Sud storicamente non vanno d’accordo. I giapponesi hanno lasciato un certo ricordo in Corea. Sono diverse le questioni aperte fra le due parti – soprattutto storiche –, ma l’attuale leadership della Corea del Sud fa intendere che vuole sfumare queste controversie, soprattutto per ragioni geopolitiche.

Yoon Suk Yeol e Fumio Kishida sono stati protagonisti di un progressivo e cauto disgelo politico e diplomatico. Le due potenze hanno un nemico comune, ovvero Pechino, che li pone in una posizione dove sono fortemente incentivati a collaborare per non cedere alla Cina e garantire la loro sicurezza. Inoltre, i due leader si sono incontrati con Biden nell’agosto 2023 a Camp David, che ha cercato di creare un baluardo contro la Corea del Nord e la crescente influenza della Cina. Inoltre, hanno concordato di espandere la sicurezza e la cooperazione economica.

Biden ha affermato che i tre leader hanno concordato di tenere esercitazioni militari annuali e un incontro trilaterale per approfondire la loro alleanza, “non solo quest’anno, non solo l’anno prossimo, ma per sempre”. Inoltre, il POTUS ci ha tenuto a descrivere l’incontro come “non anti-cinese”.


Mentre la Cina e gli Stati Uniti? Beh, senza dubbio al centro dell’attenzione a Pechino e a Washington c’è sul tavolo la questione di trovare un modus vivendi. I leader delle due nazioni negli ultimi mesi non hanno smesso di tenersi in contatto e soprattutto vedersi, nello scorso novembre Xi Jinping è andato in visita a San Francisco dove ha incontrato il Presidente Biden, mentre la Yellen è stata di recente in visita a Pechino in un bilaterale definito dal Dipartimento del Tesoro USA “franco e produttivo”.

Si tratta di una relazione complessa e conflittuale che nel tempo è andata ad alzare il suo livello di competizione. Il tassello principale della competitività fra Pechino e Washington è senza dubbio l’economia. Il rapporto fra Stati Uniti e Cina va ben oltre il XX secolo: la corsa ai mercati della Cina risale agli albori della repubblica statunitense, non c’era ancora il canale di Panama – aperto nel 1904.


Il Dragone si sente accerchiato dall’attività diplomatica della Casa Bianca. Per Pechino l’incontro a Camp David (vedi sopra) è un'ulteriore prova delle intenzioni di Washington di perseguire una strategia di contenimento, che viene percepita come ostile. Xi Jinping ha reagito, accusando gli USA di attuare un containment alla Repubblica Popolare Cinese al fine di strangolarla – i precedenti storici ci sono, basti ricordare l’evoluzione della strategia USA dopo la proclamazione della Repubblica Popolare Cinese nell’ottobre 1949 e l’alleanza pattuita con l’URSS successivamente.

Andrebbe precisato che nelle considerazioni di Xi Jinping a riguardo della politica del containment non solo c’è l’attività diplomatica nel quadrante Asia-Pacifico, ma anche nell’Indo-Pacifico e nel Sud-Est asiatico.


Per quanto riguarda Taiwan Pechino vuole riprendersela entro un quarto di secolo, non importa con che mezzi. Tokyo e Washington però non ci stanno, poiché lasciare a Pechino l’isola significherebbe dare proiezione marittima nel Pacifico al Dragone, che metterebbe in discussione l’attuale leadership statunitense. Allo stato delle cose senza Taiwan, con lo Stretto di Malacca controllato dagli Occidentali e il clima teso nel Mar Cinese Meridionale ed Orientale la Cina non riesce a uscire dalla situazione attuale.

L’11 aprile si è tenuto un incontro che viene percepito positivamente da Taipei: il Presidente Biden ha ricevuto i leader di Giappone e Filippine. Da questo incontro è uscita una collaborazione trilaterale tra i tre attori a protezione di Taiwan. Le due nazioni vanno a circondare l’isola di Taiwan a nord e sud, rendendo verosimile la lettura della costruzione di un cordone sanitario attorno alla stessa isola come deterrente anticinese.

Biden al vertice ha dichiarato che “qualsiasi attacco ad aerei, navi o forze armate filippine nel Mar Cinese Meridionale" farebbe scattare l'applicazione del "trattato di mutua difesa". Nel frattempo, lo stesso inquilino della Casa Bianca ha dichiarato che, per la prima volta, USA, Giappone e Australia creeranno un sistema di difesa anti-missile comune.



Bibliografia:


Il bilancio della Difesa del Giappone cresce del 12 per cento e punta al raddoppio in 5 anni, in Analisi Difesa, 7 settembre 2023


LA BIONDA Francesco Paolo, Giappone, chiamata al riarmo, in Panorama, 17 febbraio 2024


La politica di sicurezza del Giappone / Pace e stabilità nella comunità internazionale, in Ministry of Foreign Affairs of Japan


Cina-Usa, bilaterale. Li Qiang: partner non avversari. Yellen: mantenere comunicazioni dirette, in Rai News, 7 aprile 2024


Biden: "Usa pronti a difesa Filippine", in RaiNews.it


Biden: "Usa, Australia e Giappone creeranno un sistema anti-missile comune", in TGCom24.mediaset.it

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