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Immagine del redattoreMichele Carrani

Strage di Nassiriya: una ferita ancora aperta.

Sono passati vent’anni da quel 12 novembre del 2003, giorno tragico per il nostro stato e che ha cambiato il nostro paese perché ha scoperto cos’è il terrorismo islamico.



Nassirya, sono le 8:40 del mattino, un camion pieno di esplosivo guidato da due estremisti islamici punta l’ingresso della Caserma Maestrale, quartier generale dei Carabinieri e dell’Esercito. L’appuntato Andrea Filippa, quel giorno di guardia, si accorge del camion.


Egli comprende che l’autocisterna non si sarebbe mai fermata ed inizia a sparare contro la cabina di guida. L’autocisterna si blocca ma prende fuoco, l’esplosione si allarga anche al deposito di armi della caserma: è una strage. Il bollettino è drammatico, a perdere la vita sono 19 italiani tra Carabinieri, membri dell’esercito, civili e nove iracheni.


Il plotone italiano, arrivato a Nassiriya sotto indicazione dell’ONU, non ha preso parte alle azioni militari americane in suolo iracheno per rovesciare il regime di Saddam Hussein ma era presente per l’operazione “Antica Babilonia”, volta a sostenere la rinascita dello stato iracheno.


Persero la vita 19 italiani che erano stanziati in Iraq solo per operazioni di peacekeeping, per ripristinare le infrastrutture pubbliche e i servizi essenziali.


Ricordiamo oggi il sacrificio di questi nostri connazionali e il gesto eroico dell’appuntato Andrea Filippa, perché senza il suo intervento l’attentato avrebbe avuto proporzioni catastrofiche.


"A causa di un vile attentato, morirono 19 italiani tra soldati, carabinieri e civili. Il sentimento del lutto ci accompagna in questo giorno in cui la Repubblica rivolge il pensiero ai tanti feriti e caduti nelle missioni che l'Italia ha sviluppato in questi anni a servizio della comunità internazionale e dei diritti dei popoli, insieme all'espressione della solidarietà e vicinanza alle famiglie colpite". (Sergio Mattarella)


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