In ogni elezione statunitense si sente parlare in modo particolare degli swing states, che altro non sono che stati in cui i due principali partiti politici hanno livelli simili di sostegno elettorale. Vengono considerati fondamentali per determinare il risultato dell’elezione, poiché al loro interno vengono eletti più di 90 grandi elettori, numero ragguardevole visto che con 270 grandi elettori si vince un’elezione.
Conosciuti anche come i “magnifici sette”, in questa tornata elettorale gli swing state saranno: Arizona, Nevada, Wisconsin,Michigan, North Carolina, Georgia e Pennsylvania.
Quest’ultima – insieme all’Arizona – sarà, molto probabilmente, lo stato che darà una maggiore ricompensa in termini numerici. La tesi degli analisti si basa, come riportato dal Sole 24 Ore, su di un concetto di natura economico: «l’economia la fa da padrona e in particolare l’inflazione, che nello stato (Pennsylvania, ndr) è rimasta finora da record: è tra gli stati dove gli aumenti salariali sono rimasti nell’insieme al di sotto del rincaro complessivo del 19% nei prezzi dall’epoca pre-pandemia».[1]
I tassi d’inflazione mutano nel tempo e lo fanno per diverse ragioni non sempre limpide ma tra queste possiamo ritrovare: parametri socioeconomici, i livelli d’istruzione, la storia e tradizione, la densità abitativa e la concentrazione della popolazione.[2]
Anche il candidato gioca un ruolo fondamentale poiché deve rispecchiare le preferenze dei possibili grandi elettori. Ogni stato ha delle caratteristiche diverse ma la storia e l’economia sono cicliche, il che consente di spostare il baricentro e di conquistare uno stato che in precedenza era roccaforte del competitor: l’esempio più eclatante è stata la Florida con Donald Trump.
Giocano un ruolo altresì importante la densità abitativa e la demografia.
Questi fattori contano molto in termini elettorali seppur, non di rado, vengono ridimensionati nel dibattito per dare maggiore risonanza a fattori socialmente più rilevanti.
Negli Stati Uniti ci sono circa 337 milioni di abitanti, tra questi gli stati più popolosi sono: California, Texas, Florida, New York, la Pennsylvania, Illinois, Ohio, Georgia, North Carolina e il Michigan. Le tre città più popolose sono New York city, Los Angeles e Chicago.[3]
Una grande porzione di cittadini statunitensi vivono vicino alle coste, sono infatti 127 milioni, le persone che vivono nelle contee costiere - facendo unacomparazione numerica combaciano alla intera popolazione del Giappone.[5]
Infine, l’80% della popolazione americana (250 milioni di abitanti) risiede sulla costa est.
Considerando che il numero degli abitanti del singolo stato è direttamente proporzionale al numero dei grandi elettori che lo rappresentanto, la tematica demografica è di notevole importanza nel gioco elettorale.
Per trarre le conclusioni: il verdetto delle imminenti elezioni statunitensi dipenderà dagli stati incerti sopra descritti. I Repubblicani e i Democratici si concentreranno maggiormente a svolgere campagna elettorale negli stati della “East Cost”, per ragioni, come abbiamo visto, sia di natura economica che demografica.
Questa sfida a due tra Repubblicani e Democratici, tra Donald Trump e Kamala Harris decreterà se alla Casa Bianca tornerà un “vecchio inquilino” o la “prima inquilina”.
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Bibliografia:
[2] Mario Del pero, Stati Uniti: sette “swing states” per un voto storico, 25 ottobre 2024, https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/stati-uniti-sette-swing-states-per-un-voto-storico-187329
[3] U.S. and World Population Clock, United States Census Bureau, https://www.census.gov/popclock/
[4] United States of America population density by county, 2020. Data: The United States Census Bureau. Source: Vivid Maps.
[5] What percentage of the American population lives near the coast?, National Ocean Service, https://oceanservice.noaa.gov/facts/population.html
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