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Immagine del redattoreEdoardo Cei

Speciale USA: i programmi a confronto.

Dato che ci stiamo avvicinando sempre più alla data cruciale di martedì 5 novembre, è ora di spostare l’attenzione non tanto sul funzionamento del sistema di voto, bensì sui programmi elettorali dei principali candidati. La nostra attenzione si focalizzerà su alcuni temi precisi: economia, diritti civili, immigrazione, politica estera, lotta al cambiamento climatico e la risoluzione del tema della sicurezza.

Politica economica e commerciale: due lati della stessa medaglia

Secondo Kamala Harris le priorità in politica economica saranno la lotta all’inflazione, tramite la riduzione dei costi del cibo e dell’alloggio per le famiglie lavoratrici. Per far ciò vieterebbe l’aumento dei prezzi dei generi alimentari, di aiutare coloro che acquistano la prima casa e fornire degli incentivi per l’aumento dell’offerta immobiliare. Trump, invece, ha promesso di porre fine all’inflazione, rendendo la vita degli statunitensi più accessibile. Oltre a ciò, ha dichiarato che l'espulsione degli immigrati privi di documenti allenterà la pressione sugli alloggi. Ha inoltre affermato che proporrà al direttore della Fed l’abbassamento dei tassi di interesse. Per quanto riguarda la tassazione, invece, Kamala è convinta ad aumentare le tasse sulle grandi imprese e su coloro che guadagnano più di 400 mila dollari all’anno. Nonostante ciò, la sua presidenza dovrebbe prevedere una serie di misure che diminuirebbero il carico fiscale sulle famiglie. Clamorosamente, ha rotto con la presidenza Biden sull’imposta sulle plusvalenza, promettendo di aumentarla solamente dal 23,6% al 28%. D’altra parte, il tycoon si dichiara favorevole ad una serie di tagli fiscali, tra cui un’estensione di una misura già utilizzata precedentemente nel 2017 la quale ha favorito prevalentemente i ricchi. La spesa dovrebbe essere sostenuta sulla base di una distinta crescita economica e di dazi doganali. Nonostante le proposte di entrambi i candidati appaiano accattivanti per l’elettorato statunitense, gli analisti economici ritengono che i piani fiscali dovrebbero ulteriormente allargare il deficit finanziario. Per quanto concerne la politica commerciale, Harris ha aspramente criticato il piano di Trump di imporre nuove tariffe sulle importazioni, stimando che peserà su ciascun nucleo familiare per un ammontare di circa 4000 dollari all’anno (Washington Post, 2024). Seguendo la linea dell’amministrazione Biden, la candidata democratica seguirà un approccio più mirato alla tassazione delle importazioni, mantenendo le tariffe introdotte nel 2020 su alcune importazioni cinesi come i veicoli elettrici. Trump, dal canto suo, ha fatto dei dazi un impegno centrale, proponendo nuove tariffe del 10-20% sulla maggior parte delle merci estere, incrementando ulteriormente quelle provenienti dalla Cina. Ha anche promesso di incentivare le aziende produrre negli Stati Uniti, abbassando l’aliquota d'imposta sulle società. Gli economisti, anche in questo caso, hanno avvertito la popolazione l’aumento di tasse sulle importazioni potrebbe scaturire in un aumento generale dei prezzi, rendendo quindi inutile la proposta sulla riduzione della pressione inflazionistica (BBC, 2024).

Riassumendo in pillole, Harris vorrebbe porsi come erede della politica economica di Biden, apparsa più inclusiva e aperta di quella di Trump, ma ormai profondamente radicata in un forte protezionismo economico e industriale. È chiaro come, soprattutto dopo il Covid, gli Stati Uniti inizino a credere meno nell’apertura dei mercati e nell’insieme di norme globali di cui loro stessi si sono resi protagonisti. Per entrambi i candidati la globalizzazione e il rapporto con la Cina vanno riformati tramite un largo coinvolgimento statale in campo economico, con l’implementazione di sussidi, tariffe e dazi che mettono in mostra un protezionismo americano che ricorda quello della prima metà del secolo scorso. Tutto ciò è conforme al mantenimento dell’amministrazione Biden dei dazi imposti dal tycoon contro l’export cinese, rendendoli ancora più aspri verso il mese di maggio. Ciò è volto a colpire batterie, celle solari, acciaio, alluminio, attrezzature mediche e auto elettriche. Nei confronti dell’UE, però, i due candidati hanno idee differenti. Mentre Trump impose dazi su acciaio e alluminio, Biden e Harris li hanno sospesi, firmando una serie di leggi all’insegna del nazionalismo industriale molto simile all’idea di “America first”, ma con un tono più diplomatico e volto a ridurre l’impatto ambientale. Gli obiettivi democratici sono due: vincere la competizione tecnologica con la Cina e ridare stabilità al sistema americano, rinvigorendo l’industria e cercando di allontanare la classe media dal populismo trumpiano. D’altro canto, invece, il leader repubblicano sembra propenso a rimettere in moto il sistema protezionistico che aveva contraddistinto la sua amministrazione e volto a recuperare la produzione industriale dello scorso decennio (BBC, 2024).

 

La sempre più impellente questione dei diritti civili: due approcci contrapposti

                  Andando oltre, e concentrando l’attenzione sulla questione dei diritti civili, i programmi si polarizzano ulteriormente. Benché la posizione sui diritti della comunità LGBTQIA+ sia ben nota, con Trump molto più conservatore e Harris più tendente all’ideologia liberal, la questione in merito all’aborto è stata tirata in ballo molto più spesso durante la campagna elettorale. Kamala, infatti, ha fatto del diritto all'aborto il centro della sua campagna e continua a sostenere una legislazione che sancisca i diritti riproduttivi a livello nazionale, pur senza addentrarsi lo spinoso argomento della GPA. D’altra parte, Trump ha faticato a trovare un messaggio coerente sull'aborto. Infatti, i tre giudici della Corte Suprema nominati durante la sua amministrazione sono risultati fondamentali per ribaltare il diritto costituzionale all'aborto nell’ultimo anno e mezzo, con diversi stati che hanno messo in discussione la sentenza Roe v Wade del 1973.

 

Politica di immigrazione: dal centrismo di Harris al conservatorismo di Trump

Un’altra questione molto spesso tirata in ballo nei dibattiti pubblici riguarda invece l’istituzione di una nuova politica di immigrazione, dato che quella utilizzata da Biden è apparsa scarna ed aspramente criticata. L’attuale vicepresidente Harris si è incaricata di affrontare le cause profonde della crisi al confine meridionale tramite la raccolta di miliardi di dollari di donazioni private per effettuare investimenti volti ad arginare il flusso verso nord. La pressione migratoria, verso la fine del 2023, ha registrato un numero record di migranti clandestini provenienti dal centro America, ma da allora i dati hanno raggiunti il minimo storico degli ultimi 4 anni. La candidata, durante la campagna elettorale, ha rafforzato la sua posizione grazie anche alla sua esperienza come procuratrice della California, dove dichiarò una dura repressione giuridica nei confronti dei trafficanti di esseri umani. Il centro della questione è affrontare le problematiche che portano le popolazioni del Centro America ad emigrare verso gli Usa, migliorando le condizioni di Paesi come Messico, Honduras, Guatemala ed El Salvador. Appare più attenta al rispetto delle norme internazionali in tema di diritti umani rispetto a Trump, sebbene gli ultimi mesi si siano contraddistinti per la stretta all’immigrazione irregolare.

Trump, dal canto suo, ha promesso la chiusura del confine meridionale completando la costruzione del muro e aumentando la stretta sulle norme di asilo. D’altro canto, ha esortato i repubblicani ad un cambio di paradigma sull’immigrazione, abbandonando una legge sull’immigrazione che appare come dura e trasversale, ora sostenuta da Kamala. Il tycoon ha anche promesso la più grande deportazione di massa di migranti privi di documenti nella storia degli Stati Uniti. Anche in questo caso, rifacendosi al commento degli esperti, l’implementazione di questa misura dovrebbe affrontare delle sfide legali non indifferenti (BBC, 2024).

 

 

 

Politica estera: diversi approcci, ma entrambi sintomo della stanchezza imperiale americana

Da europei, invece, oltre alle politiche economiche, siamo molto più interessati all’approccio che i due candidati terrebbero in politica estera qualora venissero eletti. Trump è da sempre fautore di una politica isolazionista in ambito estero, che possa quindi porre fine al ruolo degli Stati Uniti come garanti del sistema internazionale, e quindi sintomo della stanchezza imperiale americana. Le posizioni di Harris si delineano per una continuità con l’amministrazione Biden, che si è distinta per il sostegno militare all’Ucraina e il cruciale impegno nel mantenimento delle alleanze globali, in primis la NATO (ISPI, 2024). Per valutare propriamente questo aspetto dei singoli programmi elettorali, l’analisi verterà su quattro dinamiche essenziali: la guerra in Ucraina, la crisi Mediorientale, l’approccio nei confronti della Cina e l’alleanza atlantica.

Soffermandosi sullo scontro all’egemonia da parte della Cina, entrambe le politiche estera sono volte alla guerra doganale e al contenimento diplomatico. Trump sostiene un approccio più duro, con la promessa di proteggere lavoratori e produzione nazionale dalla competizione sleale messa in atto dalla Cina. Un altro suo obiettivo è quello di ridurre l’ampio deficit di Washington nei confronti di Pechino (Washington Post, 2024). Harris, d’altro canto, ha mostrato un posizionamento più morbido rispetto a quello repubblicano e di Biden. Inoltre, critica aspramente la condotta cinese in materia di violazione dei diritti umani e per le numerose distorsioni prodotte nell’economia globale. Nonostante ciò, non chiude a un’eventuale collaborazione per la risoluzione di sfide comuni, come il cambiamento climatico. Andando oltre e soffermandoci su proposte concrete, le politiche democratiche hanno portato all’approvazione dell’Inflation Reduction Act, lanciato per stimolare le tecnologie verdi tramite la sovvenzione di circa 1.200 miliardi di dollari entro il 2032. Altri fondi sono invece stati destinati al Chips and Science Act, legge volta ad incoraggiare la produzione di microchip in suolo statunitense. Per ambo le parti l’obiettivo è quello di soffocare l’economia cinese tramite il raggiungimento di tre obiettivi: riportare in patria l’industria manifatturiera, raggiungere la sicurezza delle catene di approvvigionamento e mantenere più salda possibile la supremazia in settori strategici. Facendo ciò, però, viene implementata una politica commerciale aggressiva, portando ad una divergenza di interessi con alcuni alleati, su tutti Taiwan, Corea del Sud, Giappone e Olanda, le cui industrie sono largamente coinvolte nella produzione tecnologica di chip e semiconduttori (Forbes, 2024).

Per quanto riguarda la risoluzione del conflitto ucraino, Harris si è espressa favorevolmente a un sostegno senza freni a Zelensky. Trump, dal canto suo, ha più volte sostenuto che se ci fosse stato lui al posto di Biden avrebbe concluso un trattato di pace in meno di 24 ore, poiché gli eccessivi sforzi economici non corrispondono al suo noto richiamo isolazionista che a suo vedere proteggerebbe gli Stati Uniti e i propri interessi strategici. Secondo alcuni analisti, Trump spingerebbe per convincere Kiev a rinunciare ai territori conquistati dai russi, soluzione in contrasto con le aspettative ucraine (Sky TG24, 2024). Per questo suo atteggiamento è stato più volte additato come complice di Putin, incoraggiando le sue spinte revisioniste.

Per quanto concerne il Medio Oriente, invece, la Harris è una sostenitrice della soluzione a due stati tra Israele e Palestina, chiedendo a lungo il cessate il fuoco e la fine della guerra. L’ex presidente repubblicano, invece, si è sempre posizionato come un convinto sostenitore di Israele, tant’è che durante il precedente mandato spostò la sede diplomatica da Tel Aviv a Gerusalemme. Nonostante ciò, non si è mai espresso apertamente su come risolvere il conflitto a Gaza.

Nel suo approccio agli alleati europei, Trump ritiene che tutti i paesi membri della NATO che non destino il 2% del PIL alla difesa non possano essere tutelati dalle varie norme dell’alleanza atlantica, incoraggiando il trend post-Covid che ha visto sempre più paesi europei investire nelle proprie capacità militari. D’altra parte, come ha fatto Biden, Harris è una grande sostenitrice del patto atlantico, poiché rappresenta il forum in cui dialogano e si riuniscono i più grandi alleati degli USA (ISPI, 2024).

 

La siderale distanza sulla sfida globale al cambiamento climatico

L’ex presidente si è espresso varie volte contro le politiche ambientali, poiché a suo parere si tratta di qualcosa che realmente non esiste. La vicepresidente, invece, è stata aspramente criticata dai movimenti ambientalisti per aver allentato la sua posizione sul fracking, una tecnica volta a recuperare il gas e il petrolio che si presuma abbia un forte impatto sugli ecosistemi. Oltre a ciò, si è detta favorevole a promuovere lo sviluppo di risorse sostenibili, cosa che non si vede analizzando il programma elettorale di Trump. Quest’ultimo, nel corso della sua presidenza, eliminò varie restrizioni all’utilizzo di risorse inquinanti, mentre oggi si dice contrario alle auto elettriche e vede di buon occhio il potenziamento delle trivellazioni nell’Artico. Infine, il tycoon, quando era presidente, eliminò le varie misure volte a porre un limite all’emissione di gas e anidride carbonica da parte delle industrie del Paese. Harris, in qualità di vicepresidente, ha poi contribuito all'approvazione dell'Inflation Reduction Act, volto a incentivare l’utilizzo di energie rinnovabili e sconti sui veicoli elettrici (BBC, 2024) (Sky TG24).

 

Sanità: problema ricorrente nel dibattito pubblico ma mai risolto dalle amministrazioni

Harris fa parte dell’amministrazione che è riuscita a ridurre il costo dei farmaci da prescrizione e ha imposto un tetto massimo ai prezzi dell’insulina. Per quanto riguarda l’Affordable Care Act, il quale ha permesso a milioni di americani di beneficiare di un’assicurazione sanitaria, Trump in passato si è detto contrario e favorevole al suo smantellamento, mentre durante questa campagna ha affermato di volerlo migliorare, senza però fornire dettagli. Inoltre, ha pure chiesto un trattamento per la fertilità finanziato dai contribuenti, ma ciò potrebbe essere osteggiato al Congresso. Come in economia, anche in ambito sanitario Harris si atterrebbe alle linee delineate dall’attuale amministrazione. In questo caso entrambi i candidati sembrano avere una concezione simile, cercando di rendere tutto più accessibile ai cittadini statunitensi, ad esempio attraverso un abbassamento del costo dei medicinali (Sky TG24, 2024).

 

Un tema sempre più sentito: la sicurezza dei cittadini e la legittima difesa

Mentre la candidata democratica cerca di far valere la sua esperienza e competenza ottenuta durante il suo impiego come pubblico ministero, Trump ha invece promesso la guerra ai cartelli della droga, oltre ad impegnarsi a interrompere la violenza delle bande locali. Quest'ultimo ha inoltre dichiarato che si servirebbe dell'esercito o della guardia nazionale per contrapporsi a coloro che potrebbero interferire sul buon esito delle elezioni o che decidessero di interromperle nel caso in cui gli exit poll lo dessero per vincente. Più volte ha accusato Kamala di voler privare i cittadini di un'arma da fuoco con la quale difendersi in caso di aggressione o violazione della proprietà privata, ma Harris, in una recente intervista, ha ammesso di avere anche lei una pistola e che intende difendersi nel caso in cui qualcuno dovesse entrare in casa propria. Nonostante ciò, la democratica vorrebbe aumentare i controlli all'acquisto di un'arma da fuoco ed eventualmente non permettere la vendita delle armi d'assalto, considerate più letali delle altre. D'altro canto, Trump è molto più propenso ad una libertà assoluta in tale materia.

 

 

References:

BBC News. (2024b, October 24). What are Harris and Trump’s policies? https://www.bbc.com/news/articles/cwy343z53l1o

 

BBC News. (2024, October 22). US election 2024: A really simple guide to the presidential vote. https://www.bbc.com/news/world-us-canada-67285325

 

Carboni, T. (2024, October 15). America First, politica estera e piani vaghi sull’economia: i programmi di Trump e Harris a confronto. Forbes Italia. https://forbes.it/2024/10/15/elezioni-usa-programmi-trump-harris-confronto/

 

Donald Trump’s policy positions, where he stands on key issues. (2024). Washington Post. https://www.washingtonpost.com/politics/interactive/2024/donald-trump-policy-positions/

 

Elezioni Usa 2024, dall’aborto ai migranti: i programmi di Harris e Trump a confronto. (2024, October 25). Sky TG24. https://tg24.sky.it/mondo/2024/10/26/elezioni-usa-2024-programmi-confronto?card=1

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