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Immagine del redattoreMichele Carrani

Politica contro magistratura.

Le parole del Ministro della Difesa Guido Crosetto al Corriere della Sera, dove ha indicato i giudici tra gli unici a poter mettere in atto una destabilizzazione dell’esecutivo, sono importanti ma necessitano di essere contestualizzate e analizzate.



Il Ministro, inoltre, ha riferito che: "A me raccontano di riunioni di una corrente della magistratura in cui si parla di come fare a 'fermare la deriva antidemocratica a cui ci porta la Meloni'. Siccome ne abbiamo visto fare di tutti i colori in passato, se conosco bene questo Paese mi aspetto che si apra presto questa stagione, prima delle Europee...".


Le sue parole hanno incendiato il dibattito politico e ha ricevuto attacchi sia da parte di politici di opposizione che dall’Associazione Nazionale Magistrati, che ha riferito: E’ fuorviante la rappresentazione di una magistratura che si fa opposizione politica”.


Che le toghe o meglio dire una corrente di esse, abbiano varcato – da Mani Pulite in poi – i confini giuridici per approdare in quelli politici è ben risaputo. Se le accuse del Ministro fossero vere, non dovrebbero avvenire a mezzo stampa ma con un’indagine volta a scoprire la verità di tale piano e i suoi relativi responsabili. Una volta appurata poi, se vi fosse, una tendenza di parte della magistratura di mettere a repentaglio la stabilità del Governo, potrebbe e dovrebbe comunicarlo a mezzo stampa.


Il primo governo repubblicano marcatamente di Destra non dovrebbe recitare un ruolo vittimista ma quello di attore principale e garantista.


La speranza che in un futuro la politica sia esente dalle manie ideologiche e narcisiste di parte della magistratura è l’auspicio di tanti ma chiamarla in questione senza prove comprovate potrebbe, e risulta, solamente vittimismo e nulla più.


Sostanzialmente: buona l’idea ma pessima l’esecuzione.


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