Tra le polemiche estive delle ultime settimane abbiamo assistito a quella nei confronti del deputato Fassino, noto ai più per aver creato in Grillo la voglia di far politica.
Tralasciando questo demerito degno di menzione, ciò che ha riportato a Montecitorio può aver senso.
In questo caso Fassino non ha lamentato un basso stipendio per i parlamentari – che ammonta a 4718 euro mensili, diaria esclusa – ma che questi non sono compensi faraonici come viene millantato da qualcheduno. L’intervento del deputato ha scaturito rabbia e clamore tra gli scranni della maggioranza e soprattutto dell’opposizioni di cui fa parte.
In molti incolpano i deputati italiani di avere un compenso troppo alto visto che rapportato allo stipendio medio è quattro volte più alto, rispetto invece a stati come la Germania dove il rapporto è di 3 a 1 o la Francia dove è di 2 a 1.
Il problema per molti, quindi, non è la bassa retribuzione media presente in Italia ma lo stipendio troppo alto dei politici. Come spesso accade, si guarda il dito e non la luna.
Considerando: il taglio dei parlamentari, che ha portato solamente a un clientelismo maggiore e l’elezione solo di chi è prono agli interessi di partito; la non presenza di finanziamento pubblico ai partiti; un’ulteriore azione di riduzione di salari dei politici porterebbe alla fuoriuscita dei pochi professionisti presenti nelle due camere a vantaggio di soggetti con poche competenze.
Il fulcro del dibattito doveva essere la bassa compensazione dei salari medi in Italia, che oramai, vista l’inflazione e gli alti costi della vita, rendono ancor più complicata la quotidianità dei cittadini del nostro paese.
Abbiamo perso un’altra occasione per creare dibattito.
Sarà l’afa d’agosto.
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