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Immagine del redattoreEdoardo Cei

Piano Mattei: occasione o propaganda?.

Il 10 gennaio, il Parlamento italiano ha espresso in modo favorevole il proprio consenso al cosiddetto “nuovo Piano Mattei”. Questa iniziativa, ispirata all’ex presidente dell’Eni, scomparso in un incidente aereo nel 1962, ha l’obiettivo di istituire un piano strategico per la costruzione di un partenariato tra l’Italia e gli Stati del Continente africano.

Il Piano Mattei riflette l’ambizione del governo di adottare un approccio “non predatorio” nei confronti dell’Africa, ponendo l’accento sulla promozione di uno sviluppo sostenibile e duraturo. L’obiettivo è anche quello di estendere la sfera di influenza italiana in questi Paesi.



Per quanto riguarda i fondi, al momento non sono stati resi noti annunci ufficiali da parte del governo Meloni. L’unico comunicato risale allo scorso ottobre, quando la Premier ha dichiarato l’intenzione di destinare 3 miliardi dal Fondo per il clima a questa iniziativa.

Questo nuovo approccio del governo italiano evidenzia una prospettiva orientata verso la cooperazione e lo sviluppo sostenibile, potendo allo stesso tempo rappresentare un significativo passo avanti nelle relazioni tra l’Italia e gli Stati africani.



Il governo italiano dovrà presentare annualmente, entro il 30 giugno, una relazione alle Camere che descriva lo stato di attuazione degli obiettivi. L’attuazione sarà supervisionata dalla “Cabina di regia”, presieduta dalla Premier e composta da vari ministri, dal presidente della Conferenza delle Regioni, dal direttore dell’Agenzia Italiana per la cooperazione allo sviluppo, dal presidente dell’Ice, e da rappresentanti di Cdp, Sace e Simest.

Nonostante le premesse positive, con la crisi energetica e il ruolo strategico nel Mediterraneo e nei paesi nord-africani, il Piano presenta alcune criticità. Il coinvolgimento dell’UE e di altri attori internazionali è essenziale, soprattutto per affrontare i problemi legati all’immigrazione clandestina. Finora, nessun attore ha risposto all’invito, ma l’imminente G7 potrebbe rappresentare un punto di partenza significativo.

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