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Perché conta l’offensiva di Hamas.

A cinquant’anni dalla Guerra del Kippur del 1973, lo Stato d’Israele si riscopre un attore fragile, dotato di risorse superiori a quelle dei propri vicini ma esposto alla possibilità di una guerra su più fronti. Un tipo di conflitto che, al netto del primato tecnologico-militare israeliano, ne illuminerebbe la difficile collocazione geografica, la porosità dei confini e la ridotta base demografica.

Com’è ormai noto, nella giornata di ieri le fazioni palestinesi legate ad Hamas hanno condotto diverse incursioni oltre il limes meridionale israeliano: la striscia di Gaza. Sono diverse centinaia i morti che si contano finora. Almeno in questa sede, tuttavia, a Diversa non interessa considerare la cronaca del conflitto. Ha rilievo invece l’analisi delle sue cause profonde e il suo collocamento nella visione strategica di chi lo ha realizzato. Hamas, per l’appunto.


Trattasi, in primo luogo, della necessità di evitare il consolidamento del cosiddetto “blocco controrivoluzionario”, quel fronte nato in funzione anti-iraniana dalla normalizzazione dei rapporti diplomatici fra Israele e alcuni Stati arabi a partire dagli accordi di Abramo dell’estate 2020. Da sottolinearsi che l’Arabia Saudita di Mohamed Bin Salman, regista sottotraccia degli accordi di cui sopra ma mai giunta alla piena normalizzazione dei rapporti con Israele, stava limando proprio nelle ultime settimane alcuni dettagli relativi al processo di “pacificazione con Israele”.


Di una normalizzazione dei rapporti fra Ryadh e Tel Aviv avrebbe certamente sofferto Teheran, la quale, non a caso, deve essere considerato lo sponsor di maggior rilievo di Hamas. La stessa Repubblica Islamica che negli ultimi tempi era giunta a migliorare le proprie relazioni con il Regno Saudita, dunque, avrebbe l’interesse a prevenire il consolidamento di un asse israelo-saudita. Come? Adoperando la questione palestinese come pomo della discordia del mondo arabo.


Tirando le somme: destabilizzazione del nuovo fronte arabo israeliano, frammentazione del Medioriente filoamericano e umiliazione dello Stato d’Israele.


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