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Immagine del redattoreLuigi Gattone

La NATO, o persistenza della memoria

Washington, 4 aprile 1949: USA, Canada, UK, Italia, Francia, Portogallo, Islanda, Danimarca, Norvegia e Benelux siglano il Patto Atlantico, che istituisce la NATO



Facciamo un passo indietro. La prima crisi di Berlino (1948) concretizzava l’incubo che tanti avevano solo immaginato, ovvero la possibilità di un’espansione sovietica verso l’Europa occidentale: la NATO era il pilastro politico-militare del Containment, posta a difesa dell’Occidente da un’eventuale aggressione sovietica.


All’implosione dell’Urss, la NATO perdeva di fatto il proprio movente associativo: gli Europei si sono impegnati a ricercare “un nuovo concetto strategico NATO”, mascherando un’alleanza militare da sede di cooperazione regionale e socializzazione politica (PfP, EAPC). Perché?


Per l’Europa la storia è finita, il passato è passato: i problemi sono infinitesimali, burocratico-normativi; la guerra è inaccettabile perché irrazionale, la sicurezza dell’Europa non è compito dell’Europa. Gli USA si percepiscono invece agenti massimi della Storia, sostanzialmente Impero, con necessità che trascendono le espressioni politiche del momento, il cui orizzonte decisionale è il lunghissimo periodo.


Di qui l’analogia con il celeberrimo quadro di Dalì, che raccontava, in chiave chiave metafisico-onirica, il più filosofico principio della fisica: la relatività del Tempo, la distorsione percettiva del suo incessante scorrere.

Di fatto, nonostante adattamenti alle evoluzioni del sistema internazionale, la NATO è, per Washington, quello che era ottant’anni fa: lo strumento (militare) per mantenere «gli Stati Uniti dentro (l’Europa), la Germania sotto, la Russia fuori».


Aver dimenticato le follie della guerra e gli orrori del passato non li ha cancellati, né in Europa, né nel mondo; bisogna, oggi più che mai, prendere coscienza delle forze profonde che determinano il corso degli eventi, farle proprie (al netto dei giudizi morali e privati): è l’unico modo per reagire concretamente alle sfide del nostro tempo e tornare ad essere protagonisti della Storia.


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