Questo Mercoledì, la Presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen ha annunciato un’indagine sulle auto elettriche cinesi, sottolineando che l’UE ha intenzione di diminuire i rischi dovuti all’esposizione con Pechino.
Il Ministero del Commercio cinese in un comunicato si è impegnato a proteggere i “diritti legittimi” delle sue aziende, ricordando all’UE della forte presenza e della lunga storia dei produttori europei nella seconda economia mondiale: la Cina. Nell’articolo precedente abbiamo evidenziato come la situazione tedesca sia da monitorare poiché tra i paesi europei la Germania è quella maggiormente presente in Cina.
Il comunicato cinese continua dicendo che l’azione dell’UE è “un palese atto protezionistico che interromperà e distorcerà gravemente la catena di fornitura globale dell’industria automobilistica, inclusa l’UE, e avrà un impatto negativo sulle relazioni economiche e commerciali Cina-UE”.
Dalla pandemia si è iniziato a parlare di ‘slowbalisation’ e di ‘back-shoring’ perché quel periodo ha caratterizzato la fragilità delle catene del valore della produzione di beni. Quest’ultime, negli anni ‘90 e nei primi anni 2000, hanno avuto una forte forza propulsiva alla luce dell’esplosione della globalizzazione.
Potremmo interpretare questa mossa come un ulteriore indizio: la globalizzazione come l’abbiamo conosciuta negli ultimi anni cambierà e diverrà necessario ristrutturarla e/o rivederla. Oramai, infatti, la direzione è quella di creare regioni geoeconomiche, ove possibilmente vi sono alleati al loro interno.
Oltre alle interpretazioni, quello che traspare è che i rapporti tra l'UE e la Cina saranno ancor più competitivi.
#DiversaIta#UnioneEuropea#16settembre#politica#Italia#Cina
Comments