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Le elezioni di metà mandato.

🇺🇸Nella giornata di oggi, 8 novembre, negli USA si svolgono le elezioni di metà mandato, che vedono il rinnovo della Camera dei Rappresentanti, di 1/3 del Senato (35 Senatori) e di 36 governatori degli Stati.

Il sistema istituzionale degli USA si configura come una Repubblica presidenziale con bicameralismo perfetto. I due rami del Congresso sono:

- la Camera dei Rappresentanti: composta da 435 deputati eletti per un mandato biennale; la quota di seggi è ripartita in proporzione alla popolosità dei singoli Stati: la California è lo stato con più deputati (53), mentre alcuni Stati (8) eleggono un solo rappresentante ciascuno.

- il Senato: conta 100 membri (2 per Stato, indipendentemente dal peso demografico), in carica per sei anni: il Senato non si scioglie alla fine del mandato, diversamente dalla Camera, perché i Senatori vengono divisi in gruppi che vengono rieletti a cadenza biennale, 1/3 alla volta.

Sicché le due Camere sono una espressione del Popolo (la Camera), e una espressione degli Stati (il Senato), per bilanciare le diverse esigenze di rappresentanza politica.

Il Congresso ha potere quasi illimitato nella legislazione federale: dal fisco, alla difesa, ai diritti civili. Inoltre, l’architettura istituzionale prevede un controllo reciproco tra il Congresso e il Presidente: il Presidente non può sciogliere in nessun caso le Camere, ma a sua volta non è soggetto al vincolo di fiducia; è Comandante delle forze armate, ma solo il Congresso può autorizzare un impegno militare superiore ai 60 giorni; il Congresso può superare il veto presidenziale.

Nonostante le due Camere abbiano pressoché gli stessi poteri, ci sono alcune peculiarità: per la Camera, va evidenziato il ruolo dello Speaker, che non è super partes ma ha una forte valenza politica e nomina i membri delle commissioni; il Senato invece, emette le sentenze di impeachment, può respingere le nomine presidenziali di funzionari federali e può concludere Trattati internazionali.

Attualmente, alla Camera, i Dem hanno la maggioranza con 220 deputati, contro 212 Repubblicani; al Senato c’è esatta parità (50 e 50).

Cosa accadrà con le Midterm?

Le Midterm, per la natura del sistema statunitense, sono un “test” sul mandato presidenziale: solitamente, salvo poche occasioni (Roosevelt, Clinton, Bush), il partito del Presidente in carica registra un calo rispetto alle Presidenziali.

Questa tendenza sarà certamente riconfermata: il gradimento è ai minimi storici per Biden, che ha subito passivamente l’aumento dell’inflazione, del carovita e dell’immigrazione. I Rep, dal canto loro, fanno del contrasto all’aumento della spesa pubblica una priorità, mentre i Dem hanno fatto leva sulla difesa del diritto all’aborto e in generale dei diritti civili.

Soprattutto, la galvanizzazione dei rispettivi elettorati è motivata da accuse incrociate di pericolo per la democrazia: i Dem, dopo Capitol Hill, accusano i trumpiani di essere golpisti, mentre moltissimi elettori del GOP ritengono illegittima l’elezione di Biden (“the Big Lie”). A causa della polarizzazione ideologica dello scontro, è probabile un incremento della partecipazione elettorale, solitamente scarsa alle Midterm.

Un fattore cruciale per entrambi i partiti è il distacco delle élite rispetto all’elettorato: Biden è stato “costretto” a richiamare Obama, l’ultimo Presidente Dem ad avere un forte appeal verso le masse, mentre per quanto riguarda l’Elefantino, si registra una distanza tra il Senato, in mano all’establishment repubblicano (più equilibrato) e la Camera, dove i trumpiani hanno maggior peso specifico essendovi rappresentati gli “umori popolari”.

Un fraintendimento sulle midterm è il peso attribuito alla politica estera (in particolare alla guerra in Ucraina) dagli osservatori esterni (europei): le tematiche affrontate in campagna elettorale sono strettamente domestiche, e comunque nel dibattito sono più rilevanti le frizioni con la Cina.

In caso di maggioranza GOP al Senato, dove i trumpiani antisistema sono (saranno) minoranza, è possibile al massimo che il sostegno agli aiuti militari all’Ucraina venga usato come “scambio politico” per questioni interne e di economia.

Sicuramente, bisognerà osservare gli equilibri interni al Partito Repubblicano per capire chi raccoglierà i frutti del trumpismo.


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