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Immagine del redattoreMichele Carrani

La strage di Capaci

aci, 17:57 del 23 maggio 1992.


L’attentato mafioso compiuto da Cosa Nostra è costato la vita al magistrato antimafia Giovanni Falcone e ad altre quattro persone: Francesca Servillo, moglie di Falcone e anch’essa magistrato; Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, membri della scorta.

Il processo è iniziato nell’aprile 1995 e ha avuto tra gli imputati Riina e Provenzano. I primi verdetti sono arrivati nel 1997, il processo però si è prorogato negli anni tra nuovi nomi e prove, l’ultimo di questi infatti si è disputato nel 2020 quando la Corte d’Assise d’Appello di Caltanissetta ha confermato le ultime condanne all’ergastolo.


Il contesto storico in cui è avvenuto l’attentato è stato quello di Tangentopoli. Proprio in quelle settimane si stavano svolgendo le votazioni per il Presidente della Repubblica che fino a quel momento sembravano bloccate; infatti, il giorno della morte di Falcone si è svolto il quattordicesimo scrutinio. La morte del magistrato ha riunito le compagini politiche e difatti due giorni dopo è stato votato Presidente Oscar Luigi Scalfaro.


La Strage di Capaci è stata e sarà sempre una macchia indelebile per il nostro paese. L’uccisione del magistrato Giovanni Falcone ha riaperto una ferita, uno squarcio al cuore dello stato che non avveniva dalle morti di Moro prima e Dalla Chiesa poi.


“Che le cose siano così, non vuol dire che debbano andare così. Solo che quando si tratta di rimboccarsi le maniche e cambiare, c'è un prezzo da pagare. Ed è allora che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare" (Giovanni Falcone)


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