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Immagine del redattoreEdoardo Cei

La morte di Haniyeh.

Il leader supremo iraniano Ali Khamenei il 31 agosto ha guidato a Teheran le preghiere funebri per Ismail Haniyeh, il leader di Hamas ucciso il giorno precedente a Teheran da un missile israeliano. Proprio durante la cerimonia funebre, si è potuto cogliere la rabbia nei confronti dei pasdaran, i Guardiani della Rivoluzione, colpevoli di non aver garantito la sicurezza del leader di Hamas, il cui assassinio è avvenuto mentre si trovava in una residenza segreta. Tali sentimenti non fanno altro che accrescere la pressione nei confronti del neoeletto presidente Masoud Pezeskian, primo riformista al governo in Iran negli ultimi 20 anni, la cui sorprendente elezione aveva acceso la speranza che l'Iran potesse cambiare direzione. Non solo la promessa di maggiore tolleranza nei confronti delle istanze popolari, ma anche la prospettiva di riaprire un dialogo con l'occidente si scontra ora con lo scenario apertosi dopo l'assassinio, risultato particolarmente favorevole allo Stato ebraico, che ha sempre cercato di limitare le relazioni tra questi.

Secondo fonti interne, subito dopo la notizia dell’attacco missilistico in terra iraniana, il leader religioso Khamenei ha dato l’ordine di colpire direttamente Israele, incassando i “favori” di Russia, Cina e Paesi arabi che hanno apertamente condannato la condotta di Tel Aviv. L'Iran ha successivamente varato la chiusura del proprio spazio aereo e vari analisti militari riferiscono che Teheran avrebbe informato Qatar e Arabia Saudita della sua intenzione di effettuare un attacco contro Israele, chiedendo a Doha e Riad di non consentire allo Stato ebraico o agli Stati Uniti il volo sul proprio territorio.

È sempre più evidente che Teheran stia preparando una risposta, in particolare attraverso la mobilitazione delle milizie regionali dal Libano allo Yemen per attaccare Israele. È intervenuto anche il Segretario di Stato Blinken, affermando che gli Stati Uniti non sono stati "né coinvolti né informati",sottolineando l'urgenza di un cessate il fuoco a Gaza.

D’altra parte, sebbene né l’IDF né il governo israeliano si siano presi ufficialmente la responsabilità dell’attacco in una nota resa pubblica, Netanyahu ha dichiarato di aver inferto colpi devastanti ai nemici dello Stato ebraico.

Infatti, la strategia del premier israeliano è quella di attuare una serie di omicidi mirati per distruggere i nemici che attentano alla vita di Israele e che rappresentano una vera e propria umiliazione per l'immagine degli ayatollah iraniani. Questa serie di attacchi ravvicinati, però, porta con sé il rischio di una vera e propria escalation militare che potrebbe sfociare in una guerra regionale, oltre al fatto che il maggiore interlocutore diplomatico palestinese è ora deceduto, comportando uno stallo nei negoziati per la liberazione degli ostaggi e per un accordo che preveda la cessazione del conflitto.

Quale sarà la reazione iraniana? Come si comporterà l’amministrazione Biden? Mostrerà i muscoli per rafforzare la leadership democratica?

Nelle prossime settimane potremmo avere una risposta a queste fatidiche domande.

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