Il 30 aprile del 1993 si consumò uno dei momenti più eclatanti, nel bene e nel male, della storia repubblicana. Bettino Craxi, all’uscita dell’Hotel Raphael, venne bersagliato da centinaia di monetine lanciate da una folla inferocita e incarognita nei confronti dell’ex leader socialista.
“Hanno creato un clima infame” disse proprio l’ex premier l’anno precedente, quando gli avvisi di garanzia fioccavano come fiori in primavera. Ma il protagonista di quella stagione politica - oltre la stampa, la politica e la giustizia - fu il popolo.
Un popolo che si sentì tradito ed abbandonato da una classe politica a cui aveva dato tutto: tempo, denaro ed idee. I partiti di massa crollarono sotto i colpi giudiziari (il pentapartito) o rinacquero da acque termali (il MSI).
Ma lo sconfitto rimase sempre il popolo italiano, cui le ideologie novecentesche avevano regalato in parte sogni, in parte la ragion stessa di esistenza, e la cui fiducia era ormai definitivamente crollata.
Non rimasero che delle monetine lanciate contro un corpo morto.
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