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Immagine del redattoreMichele Carrani

L’uomo che dette la vita per la Sicilia.

Era il 6 gennaio del 1980 e come oggi si festeggiava l’Epifania. Nel ruolo di Governatore della Regione Sicilia vi era Piersanti Mattarella, un democristiano di ferro, un uomo che nel cuore, oltre la scudo crociato, aveva la sua amata terra.



Da quando iniziò a far politica, ebbe sempre come caposaldo della sua etica e del suo operato per il sociale un valore sopra gli altri, un’attitudine che in quel periodo era passata in secondo piano: la Legalità. Nel suo ruolo si fece promotore di un obiettivo: una regione con le “carte in regola” nei confronti delle altre colleghe (le regioni) e dello Stato.

Tornando a quel tragico mattino, l’epifania non portò via solo le festività ma anche lo stesso Mattarella.

Un buon uomo, per dipiù cattolico, non poteva sopportare che gli agenti della sua scorta passassero una festività lontani dalle famiglie, pertanto, gli uomini della scorta furono lasciati liberi di festeggiare.

Quella mattina però, un sicario pagato dalla malavita sparò alla vettura di Mattarella e lo uccise, proprio in via delle Libertà, dove ancora oggi, nel punto di fronte all’omicidio vive il Presidente della Repubblica, nonché suo fratello, Sergio Mattarella.

La mafia colpì un uomo che voleva rivoluzionare il sistema degli appalti siciliani, togliendo alla mafia e alla malavita la gestione degli appalti­: voleva una regione efficiente, una moralità pubblica, che avrebbe fatto splendere il territorio in tutta la nazione e in Europa. La mafia lo uccise per il suo coraggio.

Secondo il tribunale di Palermo, che tra l’altro ha riaperto le indagini in questi giorni, i colpevoli del delitto furono Nino Madonia, esponente di spicco dell’omonimo clan e Vito Ciancimino, ex sindaco di Palermo, del quale forse si può dire che fosse un mafioso colluso con la politica più che il contrario.

L’etica, lo spirito e il moto rivoluzionario di Piersanti Mattarella rimane tutt’ora da esempio per tutti i siciliani e per tutti quei soggetti che vogliono reprimere l’illegalità e portare in auge la libertà.

Oggi lo diciamo, come lo abbiamo detto in passato e lo diremo in futuro: “la mafia è una montagna di mer*a”.

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