Il 31 marzo 2024 segna il 60º anniversario del colpo di Stato del 1964, un evento che ha segnato profondamente la storia politica del Brasile, portando all’instaurazione di una dittatura militare che ha governato il paese per quasi due decenni. Tuttavia, Lula, l’attuale Presidente del Brasile, ha scelto di ignorare questo anniversario, scatenando numerose critiche e dibattiti. Vera Paiva, figlia di Rubens Pavia, ex deputato e vittima della dittatura militare, definisce tale scelta come un “errore brutale” e dichiara: “È come se negassimo la storia della Seconda Guerra Mondiale. È come se l’Italia ignorasse le azioni fasciste. È come se dicessimo che non ha importanza”
Questo avvenimento segnò infatti un punto di svolta fondamentale nella storia del paese sudamericano, portando alla creazione di quella che sarebbe divenuta nota come la Quinta Repubblica Brasiliana, destinata a durare fino al 1985.
Il regime militare si basava sul principio della legalità autoritaria Tale principio si fondava su una intensa strumentalizzazione della legislazione da parte del governo centrale consentendo in tal guisa a quest’ultimo di legalizzare gli arbitrii politici e la limitazione di libertà civili e politiche.
Sebbene si sia verificata una certa stabilità politica ed economica nel breve termine, ciò avvenne a scapito della democrazia e dei diritti umani. Le violazioni di questi ultimi, comprese le torture e le sparizioni forzate, divennero comuni durante questo periodo.
Tuttavia, grazie a pressioni interne ed esterne, il 1985 vide la fine del regime militare e l’elezione di un presidente civile, il Democratico Tancredo Neves. Egli, tuttavia, all’inaugurazione del suo mandato si ammalò gravemente, lasciando quindi il posto al vicepresidente José Sarney. Da allora, il Brasile ha fatto progressi significativi nel consolidamento della sua democrazia, anche se le sfide socioeconomiche e politiche persistono.
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