Aboubakar Soumahoro, neoeletto per Europa Verde, è da una settimana al centro di uno scandalo mediatico per il presunto coinvolgimento della compagna e della suocera in mala gestione dei fondi, mancati pagamenti, trattamenti degradanti all’interno della Coop di proprietà di quest’ultima.
Vita professionale e privata scandagliata al millimetro, spiattellata dai media e data in pasto ai social: il trattamento riservatogli, per quanto indecente, non è niente di nuovo.
Ad oggi peraltro, è stato peggio il “Fuoco amico”, quanto il “Silenzio degli Innocenti” – perché l’assunto è che compagna e suocera siano colpevoli, Soumahoro avrebbe dovuto saperlo, così come chi lo ha candidato: prima del canto del gallo è stato rinnegato già da tutti.
Ricordiamo un dettaglio: Aboubakar non è nemmeno indagato, ma il garantismo in questo Paese non è di casa, e anche questa non è una novità.
Tuttavia, il piagnisteo – letterale, a favor di camera – dell’ultima settimana è francamente ridicolo: “vogliono distruggermi”, in che senso? Chi? I magistrati che fanno il loro lavoro? Le inchieste capitano a tutti in politica – qualcuno ricorda Renzi e Boschi, massacrati per anni per le inchieste sui loro genitori? Di certo nessuno ricorderà le loro assoluzioni. “Hanno paura delle mie idee”: se così fosse, non avrebbe avuto una puntata in prima serata per “difendersi” (da cosa?), figuriamoci se sarebbe stato eletto in Parlamento. Inoltre, passare in un mese dagli stivali infangati per ricordare i braccianti, al “diritto di vestire abiti firmati”, finanche legittimissimo, è quantomeno fuori luogo: un po’ come Berlusconi che parla di famiglia tradizionale e valori cristiani. Infine, è arrivata l’”autosospensione”: cosa vuol dire? Dimissioni in prova col sedere al caldo?
“Italiani si nasce, ma si diventa anche” è stata la prima dichiarazione di Soumahoro, appena insediatosi alla Camera: un’immagine potente, rafforzata da una vita trascorsa tra gli invisibili, una testimonianza e un attivismo radicale, una lotta senza quartiere ai caporali.
Che Soumahoro fosse italiano lo sapevamo già: ma un chiagni e fotti in prima serata tv, beh, è da integratissimo arcitaliano.
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