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Immagine del redattoreMichele Carrani

L’annessione di Roma al Regno d’Italia.

Il 2 ottobre 1870 avvenne il Plebiscito di Roma con il fine di annettere la città e le sue province al neonato Regno d’Italia.



Il fatto seguì l’evento risorgimentale conosciuto come la “breccia di Porta Pia” (Presa di Roma), dove il 20 settembre 1870 si concluse il dominio millenario su Roma (e vari territori del centro e nord Italia) da parte dello Stato della Chiesa.

A seguito della conquista della città da parte dei Savoia, il governo del Regno proclamò il diritto dei cittadini romani di scegliersi il proprio governo, così come già avvenuto in altre città italiane.


Il plebiscito inizialmente doveva recitare: “Colla certezza che il governo italiano assicurerà l'indipendenza dell'autorità spirituale del Papa”; in seguito però venne deciso di enunciare: “Desideriamo essere uniti al Regno d'Italia, sotto la monarchia costituzionale del re Vittorio Emanuele II e dei suoi successori”.

I risultati ufficializzarono il passaggio Roma sotto il dominio dei Savoia con 40785 “si” a discapito di soli 46 “no” (in totale considerando i voti della provincia i “si” furono 133681 contro 1507 “no”).


La bassa affluenza avvenne anche grazie alla scelta dei cattolici di non presentarsi alle urne, astensione che fu poco lungimirante e che si aggiunse al numero per niente certo degli aventi diritto.


L’annessione fu formalizzata con il Regio Decreto n.5903 del 9 ottobre 1870.

Roma divenne poi capitale del Regno d’Italia il 20 settembre del 1871, data che fu festività nazionale sino al 1930, anno in cui Mussolini abolì la ricorrenza a causa della firma dei Patti Lateranensi.


“La nostra stella, o Signori, ve lo dichiaro apertamente, è di fare che la città eterna, sulla quale 25 secoli hanno accumulato ogni genere di gloria, diventi la splendida capitale del Regno Italico.”

(Camillo Benso conte di Cavour).


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