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Immagine del redattoreMichele Carrani

In Italia non si vota

Ci lamentiamo del caldo di questi giorni, evitiamo di stare al sole e coprirci inutilmente di ridicolo.

Sfatiamo un tabù, in Italia è vero che non ci fanno mai votare?



La risposta è semplice quanto implicita: no. In Italia vi è una Repubblica parlamentare e pertanto sono presenti delle regole alla base del sistema democratico, racchiuse in un faldone chiamato Costituzione. In essa, visionabile e comprensibile da tutti – ci riuscivano nel dopoguerra quando ancora vi era la piaga dell’analfabetismo – vi sono la maggior parte delle risposte ai quesiti che un italiano si può porre, una sorta di Bibbia per i credenti dello Stato di diritto.

Qui riportato per intero l’Art. 60 della Costituzione:

“La Camera dei deputati e il Senato della Repubblica sono eletti per cinque anni.

La durata di ciascuna Camera non può essere prorogata se non per legge e soltanto in caso di guerra”.

Sono figlio degli anni ’90, a cavallo tra quella conosciuta come generazione dei “Millenials” e “Z”, ultima nata, cresciuta e allevata dalla televisione. Questo comporta l’abitudine dello “zapping” televisivo quotidiano dove mi imbatto, sia sulle televisioni “di stato” che “commerciali” in talkshow politici di bassa leva. Trovo irrilevanti gli opinionisti, spesso gli stessi che si intercambiano tra i salotti della politica e i programmi di Barbara D’Urso, ma altrettanto inutili sono la stragrande maggioranza degli esponenti politici che si interfacciano. Oltre lo spasmodico uso errato dei toni, le argomentazioni sono bislacche e la maggior parte di queste senza fondamento. Una di queste è il tema del voto. Caduto il “governo dei migliori” sostenuto comunque dalla classe politica odierna, che di buono ha solo l’onore di appellarsi tale, si ricorrerà allo strumento di base della democrazia: la tornata elettorale. L’auspicio sarà che la popolazione utilizzi questo strumento, che essa passi ad una politica attiva, che voti e che una volta appreso il risultato, che sia o meno quello sperato, capisca e comprenda che per cinque anni, salvo casi eccezionali, si troverà dinanzi a quella classe politica.

Che alla fine, parliamoci chiaro, altro non è che lo specchio del paese.

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