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Immagine del redattoreLuigi Gattone

Il mondo un anno dopo.

Ad un anno dall’invasione russa dell’ #Ucraina, è probabilmente ancora troppo presto per tirare le somme: l’unica certezza, è che non c’è stata nessuna guerra-lampo, e il conflitto, anche abbassandosi di intensità, non finirà a breve. Possiamo evidenziare però almeno tre segnali che il mondo non sarà più lo stesso:

- la distanza tra l’ “Occidente” e la Russia è ormai incolmabile, almeno nel breve-medio periodo: nonostante, a più riprese, il blocco occidentale sia sembrato friabile – l’ultimo esempio: le reticenze sull’invio dei tank europei –, dal punto di vista politico è rimasto unito.



Di fronte al nemico comune, la solidarietà collettiva ha prevalso sulle divisioni interne, approfondendo la cooperazione europea e rilanciando il ruolo della NATO. Dall’altro lato, anche il blocco revisionista si sta compattando, accelerando il “ritorno ai blocchi di potenze” che l’ordine globale liberale aveva abolito.

- La ritrovata centralità dell’Europa. Dalla II guerra mondiale, non ci sono state guerre tra stati europei. Nel torpore economicista, il Vecchio Continente ha tagliato i ponti con il passato, subendo più o meno passivamente gli eventi internazionali degli ultimi decenni. Nonostante questo, l’Europa si conferma il «continente decisivo» – citando Dario Fabbri – per governare il mondo. Probabilmente, gli unici a non averlo realizzato siamo proprio noi Europei: c’è da sperare che questa non sarà l’ennesima occasione sprecata per agire come soggetto geopolitico unitario.

- Le guerre, inevitabilmente, fungono da catalizzatore delle crisi internazionali. Le linee di frattura nell’ordine unipolare emerso dal 1991, sono state forse congelate, ma mai sopite. Oggi, tutti i fronti si stanno riscaldando: lo scontro – diplomatico – per Taiwan; le tensioni nei Balcani; le proteste in Iran; l’esacerbarsi dei disordini tra Palestina e Israele; nuovi scontri nel Caucaso.

Presto o tardi, bisognerà prendere atto che il mondo è cambiato; bisognerà prendere atto che la vuota retorica non può disinnescare conflitti profondi; bisognerà sperare che gli attuali politici saranno in grado di affrontarli, perché la guerra esiste, non solo sugli schermi tv.

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