top of page
Immagine del redattoreTommaso Rossi

Il Governo fa aumentare le accise, perchè?

Dal 1 Dicembre il governo Meloni ha deciso di non prorogare integralmente il taglio sulle accise dei carburanti varato dal governo Draghi, per far fronte all’improvviso aumento del prezzo del greggio dovuto alle ripercussioni economiche del conflitto russo-ucraino. (passato da circa 25 cent/L a circa 15 per benzina e diesel).



La scelta è parsa ai più come sbagliata, a causa delle condizioni economiche già precarie del tessuto economico sociale italiano: un taglio delle accise, infatti, che ricade inevitabilmente sul consumatore, già pesantemente colpito dall’inflazione a doppia cifra registrata quest’anno.

Analizzando però più a fondo la questione, la situazione è ben diversa. Il prezzo alla pompa della benzina, all’epoca dell’entrata in vigore del taglio, registrava valori che si avvicinavano a 2,5 euro/L, mentre oggi, senza tagli, si assesta a circa 1,9 euro/L. Diversa la questione diesel, per cui le accise in Italia sono sempre state inferiori a quelle sulla benzina proprio perché il gasolio è tradizionalmente un carburante utilizzato più per usi "professionali" e, per questo motivo, ha ricevuto nel tempo un trattamento fiscale più favorevole. Inoltre l’Italia storicamente è particolarmente dipendente dall’import del gasolio russo (come tutta l’Europa), e quindi una ripercussione maggiore sui prezzi si è vista su questo tipo di combustibile, arrivato a costare più della benzina.

Il governo Meloni ha quindi agito correttamente? Si, se si osserva l’andamento del prezzo del carburante alla pompa, che è andato costantemente a scendere da Marzo ad oggi. Sicuramente sarà un costo in più per famiglie ed imprese, ma un costo in meno per uno stato che, ricordiamo, ha circa 2700 miliardi di debito pubblico: aumentarlo ancor di più per un taglio di pochi centesimi alla pompa (si parla di circa 1,5 miliardi al mese) ci sembra francamente sbagliato.

Comments


bottom of page