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Immagine del redattoreTommaso Rossi

Il Generale.

A 40 anni dalla morte del generale Carlo Alberto dalla Chiesa, gli interrogativi sono ancora molti, troppi.

L’unica certezza è quella di ricordare un vero patriota, un uomo che è morto per servire il proprio paese. Morire per il proprio paese è qualcosa di irrazionale, che non trova una spiegazione scientifica, in un mondo, il nostro, dove la scienza deve dare e trovare per forza di cose risposte. L’illuminismo ci ha portato anche questo. Una irrazionalità che, se ben osservata, ha appunto una unica direttrice: la ricerca della verità che aveva come fine ultimo la riscoperta della purezza di un paese lacerato dagli anni di piombo e dagli infami omicidi mafiosi.


Taglienti e distruttive le parole pronunciate dal parroco durante l’omelia funebre, tratte da un passo di Tito Livio «Mentre a Roma si pensa sul da fare, la città di Sagunto viene espugnata dai nemici [..] e questa volta non è Sagunto, ma Palermo. Povera la nostra Palermo.»


È inutile cercare di capire cosa può insegnarci una persona che è morta per il proprio paese. Necessario è invece domandarsi cosa noi possiamo fare per tendere a quella integrità che ha portato il Generale a essere ricordato ancora a 40 anni dalla sua morte. Una integrità che facciamo nostra, nel nostro piccolo, e che cercheremo di tramandare.


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