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Immagine del redattoreLuigi Gattone

Il cessate il fuoco tra Israele e Hamas

🇮🇱🇵🇸Tra aprile e maggio del 2021 (durante il mese del Ramadan), si verificò una recrudescenza delle tensioni tra Israele e Palestina dopo la minaccia di sfrattare sei famiglie palestinesi dal quartiere di Sheik Jarrah (Gerusalemme Est).

Lo status del territorio è conteso: gli Israeliani ne rivendicano l’acquisto dal periodo ottomano, i Palestinesi sostengono che rientri tra i territori occupati da Israele e si rifiutano di pagare l’affitto ai proprietari riconosciuti da un tribunale israeliano.


La popolazione araba organizzò manifestazioni a sostegno degli abitanti di Sheik Jarrah, presto degenerate in violenze e linciaggi contro civili israeliani.

Il culmine delle tensioni si ebbe quando le forze israeliane occuparono la moschea di Al-Aqsa, sgomberando migliaia di fedeli musulmani presenti per l’ultimo venerdì di Ramadan, in risposta a scontri tra palestinesi e forze dell’ordine.


Il 10 maggio, dopo un ultimatum per evacuare Al-Aqsa, Hamas (organizzazione terroristica che controlla la Striscia di Gaza), comincia a colpire città israeliane con attacchi missilistici: il giorno seguente Israele risponde attaccando Gaza.

L’escalation militare continuò per diversi giorni, accanto alle violenze tra israeliani e palestinesi: il Paese sembrò sull’orlo della guerra civile. Grazie agli appelli della comunità internazionale e soprattutto alla mediazione egiziana, la sera del 20 maggio si arrivò ad un cessate il fuoco, che avrebbe avuto inizio alle 2 di notte del 21.


L’accordo è stato rispettato da ambo le parti, ma ovviamente non si tratta di una soluzione definitiva: anche quest’anno, nel mese di aprile, ci sono stati attentati terroristici contro Israele con decine di morti, mentre solo una settimana fa è stata uccisa la giornalista di Al Jazeera Shireen Abu Akleh, durante un raid israeliano in Cisgiordania.


Troppo spesso, come accade per altri conflitti etnico-religiosi, gli scontri tra Israele e Palestina vengono polarizzati ideologicamente demonizzando l’avversario, mentre a pagare il prezzo dell’inerzia nel trovare una soluzione diplomatica durevole sono i civili (tra cui donne e bambini), che aspirano soltanto ad una vita libera e pacifica.


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