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Immagine del redattoreTommaso Rossi

Il caso Floyd un anno dopo.

Tre anni fa venne brutalmente assassinato George Floyd per mano di vili agenti della polizia di Minneapolis. Oggi, su Il Foglio, Giulio Silvano pone delle questioni sulla base di un saggio di Samuel e Olorunnipa, "Il suo nome era George Floyd”, che appaiono utili per comprendere appieno la portata di quel fenomeno. In primo luogo, riaprire il vaso di quello che è un problema serio in America, il razzismo, accompagnandolo però ai lati oscuri della vicenda Floyd: il suo passato di rapine, crack, il carcere e il conseguente recupero.

Secondo elemento, la supplica: Floyd nei 9 minuti e 21 in cui viene ucciso per soffocamento implora gli agenti di lasciarlo, invoca la madre come ultima speranza vitale. Terzo elemento, il rapporto tra razzismo, polizia e politica: siamo nel pieno della fine del mandato di Donald Trump e la campagna elettorale sta per iniziare, Biden è spinto dall’ala sinistra del partito per una riforma della polizia e il tema “razzismo” viene posto in cima alle priorità.

Quale lezione quindi trarre? Il caso Floyd ha messo in luce le contraddizioni di un paese che si professa, da Tocqueville in poi, come “baluardo della democrazia”, ma è ancora profondamente arretrato in relazione a portate ideologiche discriminatrici nei confronti di ex minoranze, come quella dei neri.

Il caso di Floyd però apre le porte ad un ulteriore riflessione, che è quella sull’uomo, e di uno stato che non è riuscito ad accompagnarlo fuori dal buio che la vita gli aveva offerto, e che lui si era creato. Gli USA non presuppongono dei veri piani di recupero della persona, lasciando morire - come nel caso di Floyd - o lasciando che tu cambi come vorrebbero che tu cambiassi.

Concludendo. Il caso Floyd ha dimostrato come la coscienza razziale non possa fermarsi solo a Black Lives Matter, e quindi ad una logica di scontro sistematico e ideologico moderno. La reale prospettiva deve essere quella di una nuova sintesi, un dialogo portato avanti che superi le atrocità commesse e crei veramente un paese plurale e culturalmente avanzato: solo così si potrà andare oltre.

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