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Immagine del redattoreTommaso Rossi

Francia estrema?

Senza dubbio nelle ultime elezioni legislative francesi due partiti possono attestarsi l’appellativo di vincitori: Rassemblement National di Marine le Pen e La France Insoumise guidato da Jean-Luc Melenchon. Questo esito ha portato ad uno squilibrio parlamentare, caratterizzato nel precedente quinquennio dalla netta predominanza della compagine parlamentare facente riferimento a Emmanuel Macron ed al suo partito En Marche!. L’assemblea francese, infatti, potrà contare per il prossimo quinquennio (se Macron non scioglierà anticipatamente le camere indicendo elezioni) su 89 parlamentari di RN e su 133 di LFI, per un totale di 222. Quindi, circa il 39% del totale dell’Assemblea nazionale francese sarà composta da quella che dall’opinione pubblica definisce “estrema destra” e “ estremasinistra”. Lasciando ai politologi le motivazioni socio-politiche che hanno portato ad un simile risultato, proviamo ad osservare quale è stato il percorso compiuto da questi due partiti nel corso degli ultimi 5 anni. (che poi, destra e sinistra esistono ancora? Leggete Tarchi, stolti!)

RASSEMBLEMENT NATIONAL

Partito storicamente facente riferimento all’ala più estrema dello schieramento destro del panorama politico Francese, negli ultimi anni ha cercato di modernizzarsi cercando di eliminare ogni riferimento a ciò che fu. Nato nel 1972 dalle ceneri di Ordre Nouveau, il Front National (come si chiamerà fino al 2018), si caratterizzò fin da subito come un partito dai dichiarati intenti neofascisti (ricordiamo che più volte Jean Marie le Pen è stato accusato, non a torto, di prese di posizioni antisemite e collaborazioniste, se non addirittura negazioniste nei confronti dell’Olocausto). Col passare degli anni, soprattutto dopo nomina presidente di Marine le Pen, il partito assunse posizioni prettamente populiste, euroscettiche e nazionaliste, anche se la stessa presidentessa preferisce definirlo un partito “di chiara ispirazione patriottica, contro le elitè e il potentato finanziario” non riconoscendo più la dicotomia destra/sinistra.

Nel 2017, forte dell’ascesa dei populismi di destra in tutta Europa (si pensi alla Lega Nord di Matteo Salvini, ad Alba dorata in Grecia, all’AFD in Germania), anche in Francia il virus populista colpì (ahimè!) lo schieramento destro dello schieramento partitico francese. Il Front National ottenne l’8,75% dei seggi, corrispondenti ad 8 deputati (a causa del sistema uninominale a doppio turno), nonostante alle presidenziali dello stesso anno avesse comunque preso il 22% al primo turno e il 33% al secondo, miglior risultato di sempre del partito. A seguito dello straordinario risultato elettorale, la le Pen, forte della sua figura, viene rieletta nel 2018 a presidente del partito che cambia il nome nel marzo dello stesso anno in RessemblementNational (richiamandosi neppure velatamente alla esperienza di Alleanza Nazionale, ma con dei connotati, idee, proposte e richiami che ci (mi) sentiamo di dire, assolutamente diversi se non addirittura in contrapposizione). Il successo continua con le europee del 2019 con cui diventa addirittura primo partito, col 24% dei voti, e con il successo delle presidenziali del 2022 in cui, seppur sconfitta al secondo turno ancora per mano di Macron, registra una crescita portandosi al 41% dei consensi.

Un successo, quindi, sicuramente non inaspettato, frutto di anni di lavoro (e populismo) che dovrebbe far riflettere la destra francese (si pensi al risultato dei gollisti, ormai praticamente spariti dalla scena).

LA FRANCE INSOUMISE

Totalmente differente è la gestazione e la nascita di questo partito, nato solamente nel 2016 e quindi senza un (apparente) filo diretto con le ideologie novecentesche, e legato a doppio filo al suo creatore. La France insoumise nasce infatti nel 2016 per la candidatura a presidente della Francia di Jean Luc Melenchon, politico con un passato giovanile in movimenti comunisti e poi diventato ministro dell’Istruzione tra il 2000 e il 2002 sotto il premierato Jospin. Dopo una infausta candidatura nel 2012 (racoglierà solo l’11% dei consensi) nel 2017 si ripropone appoggiato, come detto precedentemente, dal partito da lui fondato, La France Insoumise ottenendo il 18% e finendo quarto alle spalle di Macron, le Pen e Fillon (LR). Le forti critiche alle ideologie liberiste di mercato, alla Europa delle Banche e della finanza, alle disuguaglianze sociali, oltre che l’ottima oratoria, porteranno la popolarità di Melenchon a livelli mai raggiunti nel 2022. Disse infatti:

«Il mio programma è semplice: voglio sradicare la miseria dalla società e voglio che siano le classi più agiate a dare il contributo maggiore. (...) Sono per il socialismo e la fraternità, per l'amore e per la tenerezza, ma quando hai a che fare con i razzisti e gli xenofobi, beh, non porgi mica l'altra guancia, devi colpire più forte di loro, devi vincere tu, come in un incontro di pugilato.»

Nelle ultime elezioni del 2022 ottenne uno straordinario successo, attestandosi al 22%, a un passo dal ballottaggio, raggiunto appunto da Macron e Le Pen. La vera vittoria, però, la ottenne nelle legislative del 19 Giugno dello stesso anno, in cui ottenne 131 seggi, seconda forza parlamentare

UN SUCCESSO CHE VIENE DA LONTANO

Per entrambi, come si è visto molto sinteticamente, si può parlare sicuramente di un successo che non si presenta né come estemporaneo né come frutto del caso, ma come anni di consenso costruito passo dopo passo, ripartendo da ceneri di ideologie che sembravano ormai al tramonto. Cosa trarre quindi da queste elezioni? Destra e sinistra sono definitivamente al tramonto o, come visto, resistono e si estremizzano? Come si è arrivati a un risultato di questo tipo? Quali implicazioni in aumbito nazionale e di leadership europea?

Tutte domande lecite, ma che lasciamo agli esperti. Noi (io) ci limitiamo ad osservare, senza entrare in facili conclusioni, affrettate e prive di razionalità. Quindi, per dirla alla Pavese, non fate troppi pettegolezzi.

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