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Energia nucleare: sicura e pulita.

Autori: Daniele Timpano e Lucas Fernandez

L’immagine e l’opinione del grande pubblico verso l’energia nucleare ha subito le conseguenze dei grandi incidenti che storicamente hanno cambiato significativamente la percezione di questa fonte di approvvigionamento energetico. Tra questi, impossibile non menzionare quelli di Chernobyl nel 1986 e Fukushima nel 2011, a cui sono seguiti i rispettivi referendum che hanno chiuso la strada alle ambizioni per un piano di sviluppo nucleare in Italia. Oggi, dopo quasi un decennio, il nucleare sembra aver ritrovato un maggiore consenso. Questo trend positivo si rispecchia dai recenti sondaggi pubblicati durante la iWeek lo scorso ottobre, i quali risultati hanno dimostrato un consenso per l’utilizzo di nuove tecnologie nucleari tra il 49 e il 55%, con percentuali più alte (63%) tra le fasce di età più giovani. 

 

Ma quale è la ragione della ritrovata fiducia verso questa tecnologia? Il nucleare è diventato sicuro nell’arco di un decennio o poco più?  Come mostrato dal sito web Ourworld in data, che si occupa dell’analisi di dati anche in relazione al cambiamento climatico in collaborazione con alcune delle più prestigiose università del mondo, il nucleare è la fonte di produzione di elettricità più sicura dopo quella solare. 

Altre tecnologie, considerate storicamente più affidabili e sicure, hanno un tasso di morte/incidente più alto per unità di elettricità prodotta. Il geotermico, fonte di produzione su cui il mix energetico italiano ha da sempre puntato molto, si dimostra addirittura 154 volte (!!) più pericoloso rispetto al nucleare. La risposta è dunque no, il nucleare non è diventato sicuro “tutto d’un tratto”. Basandosi questa analisi su dati storici, il nucleare è sempre stato sicuro e nell’ultimo decennio, come e’ normale che sia, non ha fatto altro che migliorare, accogliendo le necessarie innovazioni tecnologiche e investendo nel settore della ricerca. Come menzionato nel nostro ultimo articolo sul nucleare di terza e quarta generazione, le nuove centrali attualmente costruite e messe in funzione in Cina e negli Stati Uniti sono diversi ordini di grandezza più sicure rispetto alle vecchie (ma pur sempre sicure!) centrali costruite negli anni 70/80 quando l’industria nucleare ha vissuto il suo periodo più florido. L’approccio dell’industria nucleare al tema della sicurezza si può facilmente riassumere con il concetto di “Defense in Depth”, il cui obiettivo ultimo è prevenire ed escludere scenari di contaminazione radiologica per la popolazione e per l’ambiente, assicurandosi che nessuna delle barriere implementate a tale scopo debba sostenere questo ruolo da sola. In altri termini, ciascuna funzione di sicurezza è caratterizzata da tre pilastri: 


ridondanza: più di un sistema di sicurezza svolge la stessa funzione;

diversificazione: i sistemi di sicurezza che svolgono la stessa funzione si basano su tecnologie differenti, minimizzando così il rischio di fallimento;

separazione fisica: i sistemi di sicurezza che svolgono la stessa funzione sono localizzate in aree diverse dell’impianto, così da evitare che un problema localizzato in certe aree della centrale possa impedire il corretto funzionamento dei sistemi di sicurezza;

 

Sfatato il mito della sicurezza, parliamo dunque di emissioni. È proprio vero che per definizione il nucleare è una fonte di energia a emissioni di anidride carbonica nulle? La risposta, anche in questo caso, è no. 

Come dimostrato da un'indagine pubblicata dalle Nazioni Unite, i reattori nucleari, durante il proprio ciclo di vita, emettono comunque una minima quantità di CO2, sebbene non comparabile a quella dei combustibili fossili. Nonostante questo, però, il nucleare produce molte meno emissioni di alcune tecnologie rinnovabili, come idroelettrico e solare, da sempre considerate a impatto carbonico nullo. Per il solare questo è dovuto alle emissioni dovute alla produzione dei pannelli e all’estrazione mineraria che è più intensiva rispetto a quella necessaria per produrre il combustibile nucleare. Storicamente i reattori si sono dunque dimostrati la migliore opzione disponibile, dopo l’eolico, per abbattere le emissioni di anidride carbonica e raggiungere i tanto ambiti obiettivi di decarbonizzazione dettati dalla comunità europea e mondiale.

 

Un altro dei grandi vantaggi del produrre energia elettrica attraverso fonti atomiche è l'affidabilità di approvvigionamento. A differenza delle rinnovabili, che producono elettricità in maniera discontinua e influenzata dalle condizioni climatiche imprevedibili, il nucleare ha una produzione costante durante il 90% dell’anno (il 10% rimanente è dovuto alla necessaria manutenzione) che permette di poter garantire un sicuro approvvigionamento ai consumatori anche durante le più rigide settimane invernali nelle quali il sole potrebbe non splendere per settimane. Questa affidabilità permette di garantire prezzi in bolletta solitamente molto bassi ai consumatori come dimostrato dal modello francese e spagnolo che avendo una grande penetrazione di energia nucleare nel loro mix energetico, sono in grado di garantire ai cittadini i prezzi più bassi in Europa (ref.). 

 

Mettiamo dunque alcuni punti fermi: il nucleare è sicuro e pulito, è una fonte di energia competitiva economicamente e che contribuisce all’abbassamento dei prezzi dell’elettricità in bolletta. La sua implementazione, dall’individuazione di un sito fino all’ultimo mattone necessario a costruire una centrale, non è un’opera facile, ma se supportata da una classe dirigente stabile può portare enormi benefici da un punto di vista energetico e contribuire a ridurre le emissioni. Come in molti casi nella storia industriale e non solo, basta volerlo. 

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