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Immagine del redattoreMichele Carrani

Elezioni Sardegna: vince la Todde non il Campo Largo.

L’elezione in Sardegna si fa notare principalmente per due fattori: ad ogni competizione elettorale cambia il

governo regionale e lo scrutinio è di una lentezza imbarazzante.



Il Destra-Centro raccoglie il 49% dei voti di lista rispetto al 44% del Campo Largo di Pd-M5S-AVS ma a causa del voto disgiunto a vincere è Alessandra Todde con il 45,3% dei consensi rispetto il 45% di Paolo Truzzu.

In terra sarda, alle politiche del 2022, il Destra-Centro raccoglieva il 40% e il Campo Largo il 49%.

I dati dimostrano quanto non sia merito della coalizione, che perde punti percentuale importanti ma trova comunque una vittoria di misura solamente grazie alla scelta della Todde: è evidente quanto sia fondamentale la scelta dei candidati Presidente.

Sostanzialmente, il Destra-Centro regge ma evidenzia una difficoltà netta a livello locale nel presentare

soggetti che riescano a seguire il consenso dei partiti di governo.

Il candidato voluto da Giorgia Meloni - impuntata per settimane contro la candidatura dell’uscente Christian Solinas del Partito Sardo d’Azione e sostenuto dalla Lega - e riuscito a prendere il 20% in meno rispetto all’avversario a Cagliari, comune di cui è Sindaco.

Il Centro Sinistra allargato dimostra che unendosi può entrare nella competizione elettorale e mettere in difficoltà l’esecutivo ma ad ora è ben lontano da quella “aria di cambiamento” che fa spesso riferimento la

Schlein.

A chiudere in terza posizione è Renato Soru, candidato di espressione di CentroSinistra ma sostenuto dal tandem Azione e +Europa con l’appoggio di Rifondazione Comunista. Calenda tanto avverso alla inclinazione di sinistra della Schlein in Sardegna è coalizzato con un simbolo che reca falce e martello.

All’orizzonte ci sono le elezioni regionali in Abruzzo e Basilicata nelle quali si vedrà se il Campo Largo continuerà a raccogliere consensi o se l’elezione in terra sarda è stata solamente un’eccezione.

La domanda per noi è una: ha senso esultare per una vittoria dello 0,3% dei voti rispetto all’avversario quando solo il 52% degli aventi diritto si è recato alle urne?

La risposta è scontata: no.

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