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Immagine del redattoreLuigi Gattone

Craxi contro tutti

«Non credo che ci sia nessuno in quest'aula, responsabile politico di organizzazioni importanti che possa alzarsi e pronunciare un giuramento in senso contrario a quanto affermo: presto o tardi i fatti si incaricherebbero di dichiararlo spergiuro.»


Esattamente trent'anni fa, il segretario del PSI ed ex presidente del consiglio, Bettino Craxi, pronunciava il "discorso dei giuramento".

Nel febbraio del 1992, a Milano veniva arrestato mentre intascava una tangente il "mariuolo" Mario Chiesa, esponente locale del PSI. Cominciava "Mani Pulite" e il Partito Socialista di Craxi, dopo un decennio di predominanza politica, veniva coinvolto in indagini e accuse di corruzione e concussione.


Dopo le elezioni politiche, che videro un calo per il PSI, il 3 luglio 1992 Craxi pronunciava il suo penultimo discorso in Parlamento, con la fiducia al governo Amato: in quest'occasione chiamò in correità tutta l'aula, ammettendo sì l'irregolarità dei finanziamenti del suo partito, ma sostenendo che anche tutti gli altri partiti si stessero autofinanziando in "maniera irregolare od illegale".


Nel dicembre dello stesso anno, Craxi ricevette il primo avviso di garanzia: cominciava il suo declino politico e si aprivano diversi processi a suo carico. Questi eventi lo portarono a scegliere di fuggire in Tunisia, ad Hammamet, dove morì nel 2000 – da martire per i suoi estinatori, da latitante per i suoi avversari.


La disaffezione e sfiducia nei confronti di Craxi e del PSI, presto si estesero a tutta la classe politica della Prima Repubblica, sanzionando la crisi dei "partiti tradizionali" e aprendo una frattura tra classe politica e "paese reale" mai più risanata.


A trent'anni di distanza, per quanto sia sempre sbagliato giudicare la storia, possiamo concludere che, sebbene sia ingiusto ridurre un'intera vita alla sua vicenda giudiziaria, certamente Craxi fu colpevole – come risultò dai processi a suo carico, ma anche per sua stessa ammissione, dopotutto –; allo stesso tempo, come i fatti hanno dimostrato, furono colpevoli anche coloro che quel giorno restarono in silenzio, sperando di restare nell'ombra e fare di Craxi un capro espiatorio.


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