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Immagine del redattoreMichele Carrani

Che fine ha fatto il Friday for future?

Alzi la mano chi non pensa che il mondo e il nostro ecosistema vadano salvaguardati. Nessuno? Era scontato. L’obbligo morale di noi tutti, è quello di lasciare il nostro pianeta in condizioni migliori di come l’abbiamo trovato.

Chi se ne occupa? Un quesito a cui in pochi saprebbero dare una risposta, ma sappiamo che questa tematica sta particolarmente a cuore alla diciannovenne svedese Greta Thunberg, che sulla falsa riga di Severn Suzuki negli anni ’90, da tre anni a questa parte è diventata la portavoce delle cause green e sostenibili.

Greta rimprovera ai grandi colossi mondiali svariate negligenze nel rispetto delle politiche ambientali e della salvaguardia, fattore reale e condivisibile ma ancora oggi c’è chi pensa che queste lamentele non siano unicamente frutto dell’attivista svedese.


Chi si nasconde dietro la figura di Greta? Questo è il quesito che in tanti si sono mossi, la maggior parte delle volte proponendo “tesi complottiste”, nelle quali Greta non sarebbe altro che una marionetta mossa da niente di meno che George Soros. O ancora, la sedicenne svedese sarebbe solo un fenomeno mediatico di marketing, mosso dall’ideologia dei genitori, poiché sua madre, cantante ecologista, a quattro giorni dalla prima protesta della figlia (24 agosto 2018, da lì partirono gli scioperi degli studenti per il clima) pubblicò il libro “Scenes from the hearth”, caratterizzato da tematiche ultra-ambientaliste.

Burattinai a parte, seppur affievolito anche dalle problematiche maggiori emerse negli ultimi due anni, il vento Greta sta ancora soffiando, soprattutto nella generazione Z (nati tra il 1997 e il 2012). Come dimenticare il 27 settembre 2019, giorno in cui nelle maggiori città del globo, gli studenti sono scesi in piazza per far sentire la loro voce e per difendere il clima. Sorvolando su chi dei partecipanti fosse presente solamente ai fini di evitare ore scolastiche e di chi incendiò materiali raffiguranti la terra a scopo dimostrativo, l’intento, o perlomeno, l’elemento di fondo nel manifestare c’è.

Il tema dell’ambiente si rincorre e si rimpalla tra generazioni, da anni si è a conoscenza delle difficoltà causate dall’eccessivo inquinamento ma il life motive “ci penseranno poi”, usato dai decisori della politica, è stato utilizzato abbastanza, forse troppo. Vi è carenza di dialogo, probabilmente a causa degli ideologismi che si creano anche quando parliamo di tematiche che ci interessano tutti e che ci trovano quasi tutti d’accordo. L’ambientalismo o ecologismo, se osannate, ostentate, radicalizzate, portano ad una ideologia, effimera, poco utile a noi e soprattutto all’ambiente. Godere di una educazione civica è la chiava di sol per il pentagramma della società ivi compreso l’ambiente. Il rispetto delle leggi, delle persone, di ciò che ci circonda è la reale risposta ai problemi che ci circondano. Senza una coscienza comune non possiamo pensare, salvaguardare, agire per il bene comune cui l’ambiente è la punta di diamante. L’istruzione e l’informazione all’interno delle scuole e delle proprie case è il contesto in cui questo bene può essere insegnato, capito, fatto proprio.

Forse, Greta non dovrebbe manifestare nelle piazze ma nelle case in cui non si effettua la raccolta differenziata, nelle scuole dove si accendono i termosifoni a ottobre, nelle aziende in cui per ottenere qualche punto di produttività in più vengono emessi monossidi che distruggono il nostro ecosistema. Manifestare è lecito, giusto, non scadiamo in personalismi e radicalismi, qui a rimetterci non c’è il nostro narcisismo o le nostre convinzioni ma il nostro futuro.

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