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Immagine del redattoreJakob Joseph Burkhart

Berlino malata d'Europa?.

In tempi recenti si è parlato della crisi che sta affrontando la Germania, alla luce degli shock che ci sono stati: prima la pandemia e poi la guerra in Ucraina, anche se andrebbe considerato e monitorato il rapporto tra l’UE e la Cina – secondo i dati dell’OEC la Cina è il mercato da dove la Germania importa (134MLD USD) e il secondo mercato dove esporta (121MLD USD). Il rallentamento della Germania è individuato come una possibile minaccia e principale causa del rallentamento dell’economia dell’UE.



Ma è vero?

La Germania ha il secondo più basso tasso di disoccupazione nell’eurozona. Ma secondo le stime dell’FMI Berlino avrà una ricaduta dello 0.5% quest’anno. I due shock precedentemente menzionati, se si vanno a vedere i dati macroeconomici, indicano che Berlino è riuscita a contenere il danno. Probabilmente questo è stato possibile grazie dell’innovazione dell’economia tedesca: i dati la classificano come ottava su 132 nell’innovation ranking.


Questo per dire cosa?

La Germania non è il malato d’Europa, infatti alcuni studi ci dicono che un’economia con un alto tasso di investimenti in innovazione è sinonimo di un’economia sana. Piuttosto, si potrebbe definire l’economia tedesca come esausta. Il Mittelstand (la classe media) è lo zoccolo duro ed è molto export-oriented, la quale a livello mondiale sta incassando dei colpi, che messo insieme al riassestamento delle regioni macroeconomiche e gli alti prezzi dell’energia potrebbe causare noie. Inoltre, il Mittelstand è in competizione con altri paesi export-oriented con costi dell’energia più bassi.


Questo ci dovrebbe far riflettere, non solo perché un crollo della Germania avrebbe conseguenze enormi per l’Italia (esportiamo ca. 89MLD USD), ma anche per l’Europa. Forse sarebbe il caso di pensare non solo a come evitare una recessione tedesca, ma anche a come uscirne.


In Italia sarebbe opportuno fare qualche riflessione, soprattutto per quanto riguarda una classe media competitiva e di tornare a fare innovazione.


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