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Immagine del redattoreTommaso Rossi

Bankitalia dice no alla Flat Tax.

Si parta da un presupposto, ovvio ma necessario. In Italia le tasse son troppo alte e la burocrazia è invadente. Operando una forte generalizzazione possiamo dedurre che le colpe sono sia di uno Stato che non regola ma - anzi - complica a vita del cittadino, che del cittadino stesso che non fa nulla per aiutare uno Stato obiettivamente in seria difficoltà.

Fatta questa premessa, oggi la Banca Centrale italiana ha fatto notare all’interno di uno studio quello che già da tempo si sapeva: la flat tax, in paesi a forte connotazione welfaristica universale, non è pensabile.L’aliquota IRPEF unica andrebbe contro quei principi di riduzione delle disuguaglianze che dovrebbero guidare qualunque governo. I vincoli di finanza pubblica (in barba all’81 della costituzione sul pareggio di bilancio, mai applicato) salterebbero e così i conti pubblici.

Non è inoltre chiaro come e in che modo - dato che in tutti i paesi dove è stata applicata è stata poi modificata e/o eliminata - lo stato potrebbe ridurre l’evasione fiscale ed aumentare gli introiti, per finanziare quel welfare universalistico di cui sopra.Il governo di Giorgia Meloni, spinto da una economia che - va dato atto - sta andando meglio del previsto, dovrebbe spingere più su una riduzione complessiva delle aliquote, come giustamente sta già attuando sulla scia di quanto iniziato da Draghi. Bene dunque una semplificazione fiscale, che parta però dallo sfoltimento di quel marasma burocratico amministrativo quali sono le quasi 600 deduzioni/detrazioni nel nostro paese.

Riduzione delle aliquote e sfoltimento burocratico amministrativo, non flat tax. Questo dovrebbe fare un vero governo di Destra.

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