Ha senso chiudere le frontiere esterne dei propri paesi, non sapendole – e potendole - comunque controllare?
L’Italia, tramite il presidente del consiglio Giorgia Meloni ha ripristinato i controlli alla frontiera con la Slovenia “a causa dell’aggravarsi della condizione in medio oriente”.
Ma ha senso tutto ciò?
Come può un paese con 8000 km di coste pensare (e sperare) che decretando la sospensione di un trattato – per altro già abbondantemente lasciato al passato negli ultimi tre anni a causa della crisi pandemica – possa garantire maggiore sicurezza?
Come si può pensare che una penisola – rompendo l’ingresso dalla rotta balcanica – possa fermare l’attraversamento, perhè di questo si tratta, e il passaggio di migranti e potenziali terroristi, come nel caso dell’attentatore di Bruxelles?
Sicuramente agli occhi di una parte di elettorato del centrodestra potrà apparire una mossa azzeccata, data da una sindrome di accerchiamento e invasione che ha portato all’elezione della Premier.
La stessa sospensione è stata comunicata anche da Austria, la Germania, la Francia, la Repubblica ceca, la Polonia, la Slovacchia, la Svezia, la Danimarca e la Norvegia, che non fa parte dell’Ue, e la Slovenia. Un provvedimento che ci pare senza visione, senza una prospettiva, senza una strategia.
Una comunità di Stati che non riesce a risolvere il problema migratorio, crede realmente che congelando Schengen si possa frenare la minaccia terroristica?
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