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Immagine del redattoreMichele Carrani

A Taiwan vince la linea indipendentista.

Si sono concluse nella giornata di venerdì le ardue elezioni in quel di Formosa.

Il voto nella Cina “nazionalista”, svoltosi democraticamente al contrario della “sorella” popolare, ha visto la vittoria dello schieramento indipendentista, capeggiato da William Lai del Partito Progressista Democratico, partito di centrosinistra taiwanese.



Ad essere sconfitto è lo storico schieramento di destra del Kuomintang, creatore dell’odierna Taiwan e che a differenza degli avversari sostiene una riunificazione cinese. E’ necessario considerare che la riunificazione intesa dal Partito Nazionalista Cinese è legata al “principio di una sola Cina” dove l’unica Cina è quella della Repubblica di Cina e non della Repubblica Popolare di Cina.

La storia cinese è molto articolata, soprattutto quella relativa al secolo scorso e per comprendere adeguatamente la situazione attuale vi invitiamo a leggervi della fine della Dinastia Qing del 1912, la nascita della Repubblica di Cina, la guerra civile cinese e infine della nascita nel 1949 della Repubblica Popolare di Cina per mano di Mao Zedong. La sua vittoria ai danni di Chiang Kai-Shek, fa si che quest’ultimo, scappando sull’isola di Taiwan, vada a creare l’odierno stato taiwanese.

La vittoria di Lai non gli consente una piena azione politica dato che nelle elezioni legislative svolte il 13 gennaio, il suo partito non ha raccolto la maggioranza dei seggi nello Yuan Legislativo poiché nel Parlamento monocamerale di Taiwan ad avere più seggi è stato il Kuomingtang,

Il rapporto tra Repubblica di Cina e Repubblica Popolare di Cina resta ai ferri corti, quest’ultima infatti ha commentato che il risultato delle elezioni non andrà ad impedire la riunificazione. Nel mentre Joe Biden ha commentato che non sostiene l’indipendenza di Taiwan.

All’orizzonte si prevedono esclation internazionali e Taiwan non è sola. Il Giappone, gli Stati Uniti e di conseguenza Filippine e Corea del Sud stanno a guardare.

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